Sulla cave di deposito del Terzo valico intervenga l’Europa. Lo chiede Tiziana Beghin, europarlamentare dei 5 stelle, autrice di un’interrogazione rivolta alla Commissione europea per evidenziare i potenziali pericoli rappresentati dal conferimento dello smarino dell’alta capacità in siti dove le rocce e le terre da scavo finirebbero a contatto con la falda acquifera.

I materiali in questione, secondo il Piano cave autorizzato dalla Regione, servirebbero a riempire i buchi delle ex cave per riportarli al livello precedente e a un riuso anche agricolo ma il Cociv è autorizzato a effettuare tale intervento utilizzando smarino contaminato da amianto (seppure sotto i limiti di legge), pvc (cioè plastica) e soprattutto schiumogeni, impiegati per il funzionamento delle talpe meccaniche nelle gallerie. Ad Alessandria, per cascina Clara e Buona, dove il conferimento è già stato avviato, nonché a Sezzadio nel sito di cascina Borio, per citare due esempi, questi materiali potrebbero finire a contatto con l’acqua che alimenta gli acquedotti. Per questo, Tiziana Beghin ha ricordato ai commissari europei “il principio di precauzione citato all’articolo 191 del trattato sul funzionamento dell’Ue, che permette di reagire rapidamente di fronte a un potenziale pericolo per la salute umana e l’ambiente”.

L’europarlamentare ha quindi evidenziato come “in Italia è stato previsto, nell’ambito della realizzazione del Terzo valico, il ritombamento di alcuni siti estrattivi la cui coltivazione è stata effettuata al di sotto del livello di escursione della falda freatica destinata all’alimentazione della popolazione e che tali terre e rocce da scavo, ancorché considerate come sottoprodotti dalla normativa italiana, risultano tuttavia contaminate da agenti schiumogeni, pvc vrt e amianto, e potrebbero pertanto determinare dei rischi ecotossicologici per la popolazione”. Per cascina Clara e Buona la Beghin ha portato a conoscenza della commissione la vicinanza, “a poche centinaia di metri”, con diversi pozzi di acqua potabile appartenenti alla rete di distribuzione idrica urbana della città di Alessandria e ha quindi questo un intervento “per salvaguardare la salute della popolazione interessata e proteggere concretamente le acque sotterranee”.

Il Piano cave del Cociv resta in difficoltà anche in Lombardia. Lo scorso anno il consorzio aveva ottenuto l’ok a utilizzare l’ex cava di cascina Parlotta, a Casei Gerola, per lo smarino. Grazie all’allarme lanciato dai comitati No Terzo valico rispetto alla presenza di amianto, il Comune, a dicembre, aveva fermato il conferimento chiedendo verifiche all’Arpa tramite un’ordinanza che il Cociv ha impugnato di fronte al Tar per Lombardia, con tanto di richiesta danni. I giudici per ora hanno respinto la richiesta di sospensione cautelare del provvedimento sostenendo, in sostanza, che il Cociv ha a disposizione, eventualmente, altri siti per conferire lo smarino.