Meglio non bere l’acqua dei pozzi della zona tra Novi Ligure, Pozzolo Formigaro e Basaluzzo. Lo sostiene l’Arpa, in base allo studio sull’inquinamento diffuso da solventi clorurati nelle acque sotterranee dell’area, studio che fa parte dell’analisi eseguita dalla Regione su tutto il territorio piemontese. L’Arpa ha eseguito le indagini tra il 2012 e il 2016 sulle acque di falda nell’area industriale ed urbana del Comune di Novi Ligure, “territorio storicamente caratterizzato dalla presenza di diversi stabilimenti produttivi ed anche di impianti di trattamento e smaltimento rifiuti. Negli anni, il monitoraggio della chimica delle acque di falda ha attestato la presenza di molteplici composti di origine antropica, tra cui i composti organoalogenati e in particolare il sottogruppo dei solventi clorurati. Il sito – prosegue lo studio – può essere assimilato alla casistica di inquinamento diffuso da solventi clorurati in quanto si rileva una molteplicità di sorgenti antropiche e un’area di estensione plurichilometrica, infine l’evidenza della contaminazione è stata accertata da indagini ripetute nel tempo ed effettuate da più soggetti”. Attraverso i risultati delle indagini precedenti è stato possibile individuare l’areale interessato dalla contaminazione diffusa e, a seguire, con lo studio in questione, è stata ampliata l’analisi comprendendo il territorio incluso in un raggio 5 km e centro nell’area interessata da contaminazione diffusa.

L'ingresso della discarica di rifiuti di Novi Ligure
L’ingresso della discarica di rifiuti di Novi Ligure

Così, oltre a Novi, sono state incluse parti di territorio dei vicini Comuni di Pozzolo e Basaluzzo. Quali sono le potenziali fonti di tale inquinamento? L’Arpa elenca le attività che potrebbero utilizzare i solventi clorurati nel loro ciclo produttivo per lavare, sgrassare, disinfestare e le indica quindi come possibile fonte di pressione l’Ilva di Novi, la Pca di Basaluzzo, la Baometal di Pozzolo e la Kme di Serravalle. Nell’elenco anche la discarica dei rifiuti gestita da Srt: secondo l’Arpa “potrebbe stoccare materie prime secondarie, scarti o rifiuti contenenti solventi clorurati, pertanto viene individuata anche essa come possibile pressione”. In tutta l’area, risultano censiti 6 pozzi domestici, 18 a uso civile, 33 per produzione di beni e servizi, 51 a uso agricolo e 20 a scopo potabile. La frequenza di campionamento nei pozzi presi come riferimento è stata pari a due volte l’anno, in primavera e in autunno. A Novi è risultato “non buono” lo stato chimico del pozzo denominato 00611410001-T19, nel quale la presenza del contaminante tetracloroetilene è risultata in ogni campionamento. “Non buono” lo stato chimico anche del pozzo acquedotto e di un pozzo privato a Basaluzzo, uno solo a Pozzolo. Superamenti del tetracloroetilene e del tricloroetilene sono stati registrati in particolare intorno alla discarica Srt.

Alberto Maffiotti (a sinistra)

Situazione simile per dicloroetilene, che presenta una concentrazione intorno alla stessa discarica, dove in 10 pozzi su 26 sono stati registrati valori di contaminazione superiori al valore soglia. Per la discarica Ilva, invece si sono registrati superamenti per due piezometri, in particolare in uno in sei anni di monitoraggio sono stati registrati superamenti per la metà dei campionamenti. Per cloroetilene superamenti dei valori in 17 dei 26 pozzi monitorati sempre intorno alla discarica consortile. “E’ una situazione – spiega Alberto Maffiotti, direttore dell’Arpa di Alessandria – di inquinamento purtroppo normale, data la presenza di industrie ma soprattutto per le leggi in vigore un tempo. I valori non sono quasi mai elevati ma senz’altro è sconsigliato l’uso dei pozzi a scopo potabile. Sull’irriguo si deve fare un ragionamento con Asl e Comune”.