La cascina Aliprandina a Tortona, uno dei siti coinvolti nel processo

Coprire l’area inquinata e impedire la coltivazione di prodotti destinati all’alimentazione. È questa la proposta che il proprietario della ex cava Aliprandina, a Tortona, ha presentato a Comune, Provincia e Arpa per la bonifica del sito. Bonifica che è attesa da quasi dieci anni: i veleni sotterrati dalla Gandini di Voghera, impresa che ha estratto ghiaia e che poi doveva ripristinare il sito a scopo agricolo, vennero scoperti nel 2012. L’ex cava era piena di idrocarburi che sarebbero rimasti sotto i campi coltivati. La vicenda era finita nell’indagine Triangolo e la Gandini era poi fallita, così il compito di eliminare i veleni è toccato al proprietario, Gianpietro Stella. Il suo primo piano di bonifica era stato bocciato dal Comune e Stella aveva impugnato al Tar il provvedimento ma alla fine, nel 2019, aveva rinunciato al ricorso.

Così era ripartito il confronto con gli enti ma, causa Covid, tutto è stato rinviato a settembre dello scorso anno. La proposta di Stella è creare un “capping”, cioè una coperta sull’area inquinata e istituire un un vincolo per destinare l’area a produzioni non legate al settore alimentare. Il progetto attende il parere della Regione e del Ministero dell’Ambiente. A scopo cautelativo, il Comune, tramite la Provincia, ha fatto inserire l’area tra i siti orfani, cioè quelli per i quali il responsabile dell’inquinamento è introvabile, non provvede o non completa la bonifica. Il ministero dell’Ambiente a febbraio ha stanziato 105 milioni tra Regioni e Comuni per questa categoria di siti inquinati e il Comune ha indicato una prima somma per la caratterizzazione dei rifiuti. La speranza è che non debbano pagare i cittadini.