Le associazioni dei pendolari piemontesi chiedono “il ripristino del servizio ferroviario come pre-Covid per garantire alle persone, soprattutto quelle residenti in territori marginali, il diritto alla mobilità e la restituzione di un servizio pubblico degno di questo nome”. L’Associazione Pendolari novesi (Apn), insieme ad associazioni e comitati regionali, ha infatti scritto all’assessore regionale ai Trasporti, Marco Gabusi; al direttore Agenzia per la mobilità Cesare Paonessa e al direttore di Trenitalia Piemonte, Marco Della Monica sottolineando come “la ripresa delle attività scolastiche, universitarie e lavorative in presenza, (dal 15/10/21 rientro al 100% in presenza per i dipendenti pubblici) comprenda l’aumento della mobilità delle persone mentre il servizio ferroviario regionale continua ad avere un’offerta contratta. Ci avviciniamo al periodo dell’anno in cui si registrerà un aumento nell’aria delle polveri sottili e della Co2 e circa un quarto delle suddette emissioni è dovuto ai trasporti mentre il treno risulta essere il mezzo di trasporto più ecologico. Inoltre, gran parte delle risorse che verranno stanziate nel PNRR riguarderà il trasporto pubblico di massa e c’è la necessità di rilanciare l’economia regionale e di costituire nuovi posti di lavoro anche grazie alla crescente attrattività turistica della nostra Regione”.

Stante tutto questo, i pendolari chiedono, tra l’altro, il ripristino del servizio alle stesse condizioni pre-Covid: “Il Piemonte è infatti l’unica regione, a livello nazionale, ad avere un servizio ferroviario ancora ridotto all’85% delle corse pre-covid. Attualmente il servizio ferroviario sconta parecchie problematiche che abbiamo più volte segnalato nei mesi scorsi, a partire da settembre 2020, senza che alcun intervento risolutivo sia stato attuato, causando ancora oggi disservizi e l’impossibilità di utilizzare la mobilità su ferro in molte fasce orarie pendolari feriali, situazione che peggiora sensibilmente nei fine settimana, con ad esempio alcune località turistiche totalmente isolate (vedi Acqui Terme, Casale Monferrato, Limone Piemonte, ecc.). Vale la pena rimarcare che il servizio in vigore oggi è lo stesso in vigore al 15 agosto 2020, ma da allora la mobilità è incrementata, anche con parametri a due cifre, senza che questo abbia comportato il benché minimo intervento di potenziamento. Situazione unica in Italia. Nessuna regione vede un servizio ferroviario versare in tali condizioni di abbandono”. Oltretutto, spiegano le associazioni, a giugno l’Agenzia della Mobilità Piemontese ha prolungato, fino alla data di sottoscrizione del contratto di servizio ferroviario, (quindi ad oggi a data indefinita!!), l’imposizione a Trenitalia S.p.A. dell’obbligo di servizio. Sul territorio alessandrino, si segnalano varie anomali. Tra Asti e Alessandria, per esempio: Asti-Acqui Terme, servizio ridotto da 12 ad 8 coppie feriali – sabato e festivi servizio soppresso; – Alessandria Piacenza: soppresso il 20% delle corse tutti i giorni (5 su 20); – Alessandria Savona: soppressione 1 coppia di corsa da lunedì a venerdì, festivi servizio ridotto del 50% con la prima corsa da Savona in arrivo ad Alessandria h 12.20 e ultima corsa per Sv in partenza h. 15.40: – Alessandria Voghera/Asti: servizio ridotto di circa un 30% rispetto al servizio base. – Mancata riattivazione: Asti–Casale Monferrato; Alessandria-Cavallermaggiore.