Cittadini e sindaci a Santa Croce di Bosco Marengo dopo l'assemblea di sabato

Sogin ha ignorato la presenza delle falde acquifere considerando idonei alla costruzione del deposito nucleare i 5 siti alessandrini. L’enorme impianto da 150 ettari, necessario per stoccare le scorie nucleari italiane, secondo la società pubblica incaricata di dismettere le centrali nucleari, potrebbe sorgere tra Bosco Marengo e Novi Ligure (AL-1), tra Alessandria e Oviglio (AL-3), tra Alessandria, Castelletto Monferrato e Quargnento (AL-8), tra Castelnuovo Bormida e Sezzadio (AL-13) e tra Fubine e Quargnento (AL-14). Aree che ricadono tutte, come ha ricordato nel fine settimana nelle assemblea di Sezzadio e Bosco Marengo l’ambientalista Piero Mandarino, sopra l’acquifero profondo “Alessandrino”, individuato da uno studio del Cnr, della Regione e dell’Università di Torino, uno die principali insieme a quello tra Torino e Cuneo e a quello Vercellese. L’acquifero Alessandrino raggiunge 1000 metri di profondità e contiene una grande quantità di acqua fra i depositi alluvionali. Acqua che, in caso di incidente, rischia di finire a contatto con i rifiuti nucleari del deposito per via delle falde superficiali che, come hanno ricordato i geologi Francesco Penna e Marco Bosetti, si troverebbero a poca distanza dall’impianto. Quest’ultimo arriverà a una profondità di 9 metri mentre la falda tra Sezzadio e Castelnuovo Bormida è a 10 metri di profondità, ad appena un metro di distanza mentre a tra Bosco Marengo e Novi Ligure, in occasione di forti piogge, salgono anche a 5 metri sotto il piano campagna. Oltretutto, secondo i consulenti di Frugarolo, Bosco Marengo e del comitato boschese, la conformazione del sottosuolo “determina un potenziale passaggio dell’acqua sotterranea dall’acquifero superiore a quello profondo”. In Francia, invece, ha ricordato ancora Mandarino, il deposito di La Manche è stato costruito sullaroccia , mentre l’impianto dell’Aube può contare su spessori di strati di argille e marne superiori ai 100 metri impermeabili per evitare la contaminazione delle falde. Secondo il medico Lelio Moriconi di Predosa, basterebbe applicare il principio di precauzione stabilito dall’Unione europea per impedire il rischio di contaminazione delle acque con le scorie radioattive da custodire nel deposito, che impiegano, per dimezzare la loro attività, decenni oppure migliaia di anni. Tutto ciò, ha aggiunto il medico, in una provincia già colpita dall’inquinamento causato dallo smog, dal cromo esavalente a Spinetta Marengo, dal piombo, dal ddt e dai Pfas, senza contare l’amianto. Le due assemblee sono state organizzate dalla Provincia, dai Comuni e dai comitati in vista della manifestazione del 6 aprile ad Alessandria indetta per dire no al deposito, ritenuto comunque necessario, sul territorio alessandrino. Domani, 18 marzo, nuovi incontri a Novi, alle 18, nella biblioteca civica, e a Castelnuovo Bormida, alle 21, nella chiesa del Santo Rosario.