La Corte di Cassazione ha confermato la condanna dei titolari della Fratelli  Boccaccio di Ovada, Isidoro Pancrazio, Pierluigi e Giuseppe Boccaccio, a 9 mila euro per reati ambientali riferiti alla gestione non corretta di rifiuti speciali non pericolosi. L’impresa si occupa di estrazione di inerti e di scavi e negli anni scorsi era finita sotto indagine per aver violato, durante la sua attività, la normativa per aver realizzato un deposito incontrollato di rifiuti speciali non pericolosi e aver gestito questi materiali senza autorizzazione. Nel 2016 il tribunale di Alessandria aveva condannato i titolati al pagamento di una multa di 12 mila euro, ridotti a 9 mila per la concessione delle attenuanti generiche, sentenza appellata.

Nel ricorso in Cassazione i legali dei titolari della storica impresa ovadese hanno sostenuto, tra l’altro, che non era stata accertata la permanenza dei rifiuti oggetto di indagine per un periodo superiore al trimestre e che non era stato condotto alcun accertamento sulla provenienza dei rifiuti. I legali avevano tra l’altro sottolineato come, secondo loro, il reato doveva esser dichiarato prescritto essendo riferito ad attività svolte tra aprile e maggio del 2012. Tesi tutte respinte sia dal procuratore generale sia dai giudici di Cassazione, che anno evidenziato, tra l’altro, come durante l’attività in questione, secondo quanto emerso all’epoca, “non risulta essere stata eseguita alcuna valutazione tecnica, non risulta la presenza di registri di carico e scarico, non risulta alcuna separazione dei rifiuti per categorie”. Il ricorso è stato così dichiarato inammissibile e i tre imputati condannati inoltre a pagare 2 mila euro ciascuno alla cassa delle ammende della Cassazione e le spese del procedimento.