La Regione Piemonte nega di aver fallito nella gestione della Peste suina africana. Il vicepresidente, Fabio Calosso (Lega), ha risposto alle interrogazioni presentate dai consiglieri 5 stelle Sean Sacco e Ivano Martinetti a proposito del virus che dal 2022 ha costretto buona parte della provincia di Alessandria a subire restrizioni importanti e ha visto l’abbattimento di più di 6 mila maiali sani nella cosiddetta zona infetta, nel frattempo estesa, oltre che in Liguria, anche in Lombardia ed Emilia, oltre alle province di Cuneo e Asti. Il virus portato dai cinghiali infatti ha continuato a diffondersi fino ad arrivare agli allevamenti di suini della provincia di Pavia, nonostante la costruzione della maxi barriera di contenimento da quasi 200 chilometri costruita dall’Acquese alla Val Borbera passando per la pianura novese e in Liguria. Tutto ciò mentre gli annunciati abbattimenti massicci dei cinghiali nella zona infetta non sono ancora partiti.      Carosso, nella sua lunga risposta ai consiglieri regionali 5 stelle, ha sottolineato come in Piemonte nessun allevamento sia stato interessato dal virus, al contrario della Lombardia, questo grazie a “un’enorme operazione di prevenzione fatta di comunicazione, formazione e incentivazione della “biosicurezza”” E i casi negli allevamenti maiali in provincia di Pavia? Secondo Carosso, “dalle analisi effettuate dai centri di referenza, la malattia presente in Lombardia nel domestico non appare avere evidente correlazione con quella presente nel selvatico in Piemonte”. Sul territorio lombardo sono già circa 33 mila i maiali abbattuti. Il vicepresidente ha infine ricordato che “negli stati europei dove l’eradicazione è risultata efficace, come in Belgio, sono stati necessari circa tre anni per apprezzare i primi risultati”. Quindi, secondo l’esponente della Lega, è troppo presto per dare una valutazione. Il primo caso di Psa era stato scoperto a gennaio del 2022 a Ovada.