I lavori stradali sono sostanzialmente ultimati e a breve avverrà la consegna all’ente gestore”. Risale a febbraio la comunicazione che il Cociv ha pubblicato sul sito terzovalico.it riferita a quella che da progetto doveva essere la strada di collegamento tra i cantieri del Terzo valico di Moriassi e di Libarna, tra i Comuni di Arquata Scrivia e Serravalle Scrivia. Soltanto che chi prova a percorrerla si accorge, innanzitutto, che la nuova strada non collega un bel niente. Partendo dall’abitato di Libarna, si arriva nei pressi del cantiere omonimo percorrendo quella che da strada bianca di campagna al servizio di poche abitazioni è stata trasformata in un’arteria di dimensioni provinciali dove non passa quasi nessuno, anche perché, più avanti, la strada finisce di fronte alla sbarra di un terreno privato.

La strada finisce contro la sbarra di un terreno privato e non arriva ad Arquata.

Proprio così. L’obiettivo iniziale doveva essere la creazione di un’arteria alternativa alla strada provinciale 35 sulla quale far transitare i camion fra i due cantieri. Un’opera accolta dal Comune di Serravalle ma osteggiata da Arquata, che avrebbe visto la frazione di Moriassi ancor più stravolta dalle opere legate al Terzo valico di quanto non sia già adesso. Chi ha ordinato i lavori non ha però tenuto conto del fatto che non ci sarebbe stato alcun collegamento tra i due Comuni, così ha realizzato la strada con le stesse dimensioni previste inizialmente, come se nulla fosse. Questo è avvenuto anche sul versante di Arquata, dove la larghezza del cavalcavia, ormai quasi ultimato, sulla linea del Terzo valico a Moriassi è fuori luogo per le future esigenze del traffico locale.

Sul versante di Arquata la strada all’improvviso torna alle dimensioni della strada comunale, senza arrivare a Libarna

La strada, superato il tunnel artificiale dell’alta capacità, all’improvviso si restringe alle dimensioni attuali della strada comunale che conduce a Gavi, che resterà come è sempre stata. “Chissà quanto sarà costata a noi contribuenti un’opera di queste dimensioni – si chiede chi abita nella zona –, a questo punto perfettamente inutile e che probabilmente sarà mantenuta dai Comuni e quindi dai cittadini”.