Immagine di repertorio La ex cava di cascina Viscarda, a Sale
La ex cava di cascina Viscarda, a Sale, uno dei siti sequestrati nel 2015, oggi bonificata

La Servizi ambientali piemontesi (Sap) di Spinetta Marengo è una delle aziende coinvolte nelle indagini dell’operazione Triangolo, grazie alle quale nel 2015 era emerso un traffico illecito di rifiuti tra Lombardia, Liguria e Piemonte con destinazione le campagne del Tortonese. Nelle ex cave sono state sotterrate per anni migliaia di tonnellate di spazzatura di ogni genere. Fra gli imputati del processo in corso ad Alessandria (prossima udienza, il 27 giugno) per reati ambientali c’è proprio Valerio Bonanno, titolare della Sap, azienda che all’epoca era stato oggetto di un’interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura, atto che impone il ritiro di ogni autorizzazione pubblica rilasciata alla ditta. Alla base del provvedimento, la presenza nel cantiere dell’impresa, leader nel recupero di rifiuti edili, di un ‘ndranghetista, Domenico Persico, di Sale, condannato dalla Corte d’Appello di Torino a sei anni di reclusione in quanto appartenente e fra i dirigenti della “locale” ndranghetista del Basso Piemonte. Inoltre, i presunti contatti fra la Sap con altre aziende in odore di ‘ndrangheta. La Sap si è sempre difesa sostenendo che Persico ha lavorato nel sito di Spinetta Marengo solo per un mese nel 2013 (in realtà sono quasi tre mesi) come custode, consigliato ai titolari da un dipendente suo vicino di casa.

Tra aprile e maggio di quest’anno la Provincia ha revocato all’azienda le autorizzazioni relative al recupero e alla gestione dei rifiuti, a suo tempo rilasciate a partire dal 2009. Il motivo è l’esito dei ricorsi presentati dalla Sap contro l’interdittiva antimafia: dopo che il Tar, a fine 2015, aveva sospeso l’atto della prefettura per una questione formale, nel marzo dello scorso anno lo stesso tribunale aveva ritenuto legittimo l’atto in quanto, hanno scritto i giudici, “l’assunzione di dipendenti (in particolare come guardiani e custodi) segnalati da organizzazioni malavitose rappresenta, infatti, una tipica modalità di infiltrazione della criminalità organizzata nelle aziende, nonché sintomo dell’infiltrazione stessa”. I giudici hanno sommato l’assunzione di Persico ai contatti tra la Sap e altre aziende in odore di ‘ndrangheta, come avvenuto nel 2011 nel cantiere della strada provinciale 35 ter tra Novi Ligure e Serravalle Scrivia, per considerare valido l’atto della prefettura.

Dopo che il Consiglio di stato ha respinto la richiesta dei legali della ditta di sospendere la sentenza del Tar (con tanto di condanna a pagare 1.500 euro di spese legali), la Provincia ha dato corso alla revoca delle autorizzazioni, avviata sin dal 2015 ma rimasta in stand by in attesa dell’esito dei ricorsi. La Sap si difenderà ancora di fronte ai giudici amministrativi: ha infatti impugnato anche la decisione della Provincia. L’azienda alessandrina era stata scelta nel 2013 dal Cociv per lo smaltimento dello smarino del Terzo valico.