“Una discussione da bar”. Così Roberto Testi, presidente del Comitato tecnico-scientifico dell’Unità di Crisi della Regione Piemonte, sabato scorso ha definito il dibattito sui tamponi, durante la conferenza stampa telematica convocata per fare il punto sul coronavirus. Come è noto, ci sono persone malate che non hanno mai potuto fare i tamponi nonostante i sintomi facessero pensare al Covid-19 e altre alle quali è stato fatto con molto ritardo. Soprattutto, ci sono medici e infermieri ancora in attesa. Per Testi, incaricato dalla giunta regionale, “quella sui tamponi fatti è una discussione da bar interessante, ma non avremmo potuto farli perché il 22 febbraio in Piemonte c’erano solo due laboratori attrezzati per questi esami. In Veneto, che ne ha fatti il doppio, c’erano 14 laboratori – ha dichiarato Testi -. Per il Piemonte è stato sforzo enorme arrivare ai 5mila tamponi analizzati ieri (venerdì 10 aprile, ndr). I laboratori ora sono 18 e tra pochi giorni diventeranno 20”. Fare tamponi, secondo Testi, “può servire per individuare i positivi e isolarli ma non ci dà garanzie sul futuro, perché oggi chi è negativo può diventare positivo domani. Diverso è il percorso sierologico per la valutazione degli anticorpi, che sarà avviato nei prossimi giorni”. Una spiegazione che non convince l’opposizione.

La conferenza stampa dell’Unità di crisi della Regione

Sean Sacco, esponente dei 5 stelle, dice: “La questione tamponi è solo uno degli aspetti che evidenzia l’inadeguatezza dei vertici regionali sulla gestione della crisi. Queste affermazioni fanno ricadere sulla scarsità di laboratori la responsabilità dell’esiguo numero di tamponi in Piemonte. Peccato che la scusa principale usata fino a oggi fosse la scarsità dei reagenti, quindi logica vuole che anche avendo più laboratori non si sarebbero potuti analizzare i campioni, per non parlare del mantra ripetuto dall’assessore Icardi: “Come criterio per effettuare i tamponi ci atteniamo alle indicazioni dell’Iss”, tradotto: ne facciamo pochi perché li facciamo solo ai sintomatici. Insomma, lo sport preferito dei vertici regionali é dare la colpa delle proprie inefficienza a qualcun’altro o a eventi di forza maggiore. Fatto sta – conclude Sacco – che ad oggi dopo circa un mese e mezzo dall’inizio dell’emergenza ci sono medici, infermieri e oss che stanno ancora aspettando di effettuare il primo tampone, per non parlare delle lunghe attese anche per i sintomatici”. Tutto ciò mentre sta emergendo che anche la Regione Piemonte, come la Lombardia, ha autorizzato le Asl regionali a trasferire i pazienti positivi al coronavirus nelle case di riposo e i decessi in provincia di Alessandria non diminuiscono.