Nonostante toulene e organici aromatici, sostanze potenzialmente cancerogene, siano indicati nel Piano cave del Terzo valico e nella convenzione firmata nel 2015 da Arpa e Cociv per disciplinare il monitoraggio sulle terre da scavo, non è stato previsto un metodo per analizzarle e quello seguito dall’Arpa non è legittimo. Lo ha stabilito il Tar accogliendo il ricorso del Cociv contro le verifiche effettuate dall’Arpa sui campioni di rocce scavate nel cantiere di Fegino, a Genova, e depositate nella ex cava di cascina Clara e Buona ad Alessandria nel marzo 2022. Il consorzio guidato da We Build si era rivolto al Tar lo scorso anno contestando il metodo seguito dall’Arpa e chiedendo la sospensione degli atti. I giudici avevano respinto la sospensiva mentre il Consiglio di Stato l’aveva accolta. Prima di Natale, lo stesso Tar si è pronunciato nel merito. Per il Cociv c’era il rischio di vedere aumentare i costi di 250 milioni di euro poiché, se l’Arpa avesse ottenuto ragione, le rocce, invece che nelle ex cave, le rocce scavate sarebbero diventate rifiuti da smaltire con costi enormi, secondo i legali del consorzio, che avrebbero messo a rischio la prosecuzione dei lavori. Secondo il Tar, il Piano di utilizzato delle terre e rocce da scavo del Terzo valico non prevede una diversa metodologia per l’analisi dei composti volatili, come il toulene e gli organici aromatici. L’unico metodo indicato prevede di ridurre il campione di roccia a 2 millimetri di diametro, difficile da mettere in atto senza rischiare di volatilizzare le due sostanze. “La ricerca dei parametri in questione – scrive il Tar – è avvenuta in base a una metodologia errata, che automaticamente rende inattendibile e, di conseguenza, inficia il risultato ottenuto”.