Ha scritto di suo pugno con la vernice il nome della sua ditta su uno dei new jersey all’ingresso del cantiere nella speranza che qualcuno si ricordi della sua attività, aperta oltre quarant’anni fa e ora a rischio chiusura a causa dei lavori della galleria della Crenna. Luigi Borasi ha 81 anni ma non intendeva affatto smettere di lavorare. Da decenni vende attrezzature da giardino e per l’enologia a tutta la Val Lemme e in Valle Scrivia, visto che la “bottega” è proprio al confine tra due vallate, nel territorio di Serravalle Scrivia, all’ingresso del piccolo tunnel che da decenni attende di essere allargato e sistemato e che con l’avvio dei lavori del Terzo valico a Voltaggio è diventato ancora più angusto a causa dei tanti camion. Sei anni fa, quando si parlò di avviare i cantieri della Grande opera con le lettere degli espropri piovute sui cittadini ignari, Borasi sentenziò: “Quando aprirà il cantiere della galleria dovrò chiudere”. Da luglio i lavori sono cominciati con la chiusura al traffico del tunnel e la deviazione degli automezzi su salita Crenna. Davanti all’impresa di Borasi, almeno fino all’agosto del 2019, non passerà neppure una macchina poiché la sua casa, come altre, e la sua attività sono praticamente dentro il cantiere.

All’ingresso del cantiere della galleria Luigi Borasi ha scritto su un new jersey il nome della sua ditta

Dalla provinciale 161 possono arrivare qui solo i residenti. “E i miei clienti?”, si chiede Borasi. Una situazione non del tutto chiara, anche se l’impresa che allargherà la galleria per conto del Cociv, il consorzio incaricato di realizzare il Terzo valico, ha sistemato un cartello che riporta anche il numero di cellulare di Borasi. “In realtà – dice lui – l’insegna non si vede. In un mese la clientela è ovviamente scesa di colpo visto che qui davanti non passa più nessuno e ho dovuto disdire gli ordini della merce, almeno quelli che ho potuto. Purtroppo – racconta Borasi – a settembre chiuderò provvisoriamente per poi riaprire, una volta finiti i lavori della galleria, speriamo fra un anno, per liquidare tutto. Le istituzioni ci hanno abbandonato: nessuno ci ha mai comunicato nulla, tranne le lettere del Cociv per espropriare alcuni aree”. L’imprenditore sta valutando di chiedere un indennizzo visto che dovrà chiudere la sua attività.