Tentano di truffarla, ma l’anziana vittima non ci casca.

Arrestati dai carabinieri, dovranno rispondere anche del più grave reato di rapina.

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La storiella  è moto sfruttata: arriva una telefonata che annuncia che un parente o un amico si trova in un grave pasticcio e un avvocato lo toglierà dai casini in cambio di una lauta parcella. In questa truffa non ci  cascata una signora di 77 anni che, insospettita ha chiamato il 112.

Sono al telefono con un uomo che mi chiede del denaro”, dice la donna  “Sembra mio nipote, ma non sono sicura. Devo consegnare i soldi a una persona per evitare a mia nuora di essere condannata dal Tribunale. Dicono che è stata arrestata per un grave incidente… che ha investito una donna incinta e un bambino di dieci anni”.

La signora ha capito  che la storia è surreale, ma è ugualmente scossa. L’operatore della Centrale Operativa la tranquillizza e la invita a rimanere al telefono con la persona sospetta. Nel frattempo, invia sul posto la pattuglia del Radiomobile: ogni secondo può essere determinante.
Sotto l’abitazione c’è già l’incaricato per la riscossione del denaro. I carabinieri lo bloccano, senza che possa rendersene conto: è sorpreso.

Viene portato in caserma, ma soprattutto gli viene tolto il telefono: sarà proprio questo passaggio a essere determinante, perché, ignaro del fermo del complice, il telefonista continua a parlare con la vittima.

Nel frattempo, l’uomo fermato viene arrestato in flagranza di reato, mentre le pattuglie dei Carabinieri sono già al lavoro sugli altri complici.

Il  telefonista rimane incollato alla vittima per ore, la chiama ripetutamente, ogni volta che cade la linea o che la conversazione viene interrotta scientemente.
I Carabinieri sono però arrivati in forze. Il personale in borghese ha cinturato la zona e alcuni di loro sono al fianco della signora, per aiutarla a gestire le conversazioni con il truffatore che si era spacciato per il nipote.

carabinieri auto 2

La donna è ormai padrona della situazione, forte del sostegno dei Carabinieri, fornisce e riceve indicazioni su come e dove consegnare il denaro reperito nel frattempo e che sarebbe servito, secondo l’uomo al telefono, a impedire la condanna del figlio, non più della nuora.

L’obiettivo del truffatore è di  disorientare la vittima, spingerla in una condizione di apprensione, creare confusione per poterla manipolare e ottenere il risultato sperato.

È sempre più evidente che si tratti di un’organizzazione strutturata, dedita alla commissione seriale di delitti in danno di anziani, perché appena il telefonista comprende di non avere più il supporto del primo complice, ne invia un secondo.

I Carabinieri alzano il livello di attenzione, l’emissario potrebbe arrivare da un momento all’altro. La cinturazione si stringe, le “Gazzelle” sono pronte a intervenire e il personale in borghese è a ogni angolo di strada, oltre che all’interno dell’abitazione.

I malviventi, convinti di ottenere l’ingente somma di denaro e i gioielli richiesti alla vittima, che la stessa ha confermato di avere, le danno appuntamento alle sette di sera, dopo otto ore di telefonate,. Deve recarsi all’angolo della strada sotto casa con la borsa contenente denaro, mezzo chilo d’oro in lingotti, due orologi griffati, quattro anelli griffati con brillanti e vari collier e anelli con brillanti del peso complessivo in oro di circa 2 chilogrammi. Un bottino di tutto rispetto. Un danno economico, oltre che morale, enorme per la potenziale vittima. Ma non oggi.

L’anziana è pronta, ha la borsa, sebbene con solo una parte di quanto richiesto: anelli, bracciali e gioielli. Scende in strada, affiancata a pochi passi dai carabinieri, che si fingono passanti e dissimulano interesse.

Quando una donna si avvicina all’anziana e inizia a parlarle, il cerchio si stringe. Non può immaginare che tutte le persone intorno a lei siano carabinieri.
Pochi istanti, la ladra strappa di mano la borsa alla vittima e i carabinieri la bloccano. Cerca di opporre resistenza, di divincolarsi, di scappare. Inutilmente.
Viene arrestata e, date le circostanze, dovrà rispondere anche del più grave reato di rapina.

Gli accertamenti sul telefonista sono tuttora in corso, così come su altri eventuali complici, ma la banda è sgominata e due terzi di loro sono in manette.

La vittima ringrazia i carabinieri, la brutta avventura ha avuto un lieto fine, anche e soprattutto grazie alla sua chiamata al 112, e alla paziente e brillante collaborazione che ha fornito per ore, tenendo al telefono i malviventi proprio mentre loro pensavano di averla in pugno. Si sbagliavano.