Poche ore per uccidere gli ultimi maiali rimasti nei 78 Comuni alessandrini della zona infetta. A Molo Borbera, nel territorio di Borghetto Borbera, due giorni fa l’Asl ha eseguito l’abbattimento dei capi rimasti nell’azienda Da Pina, nota, tra l’altro, per la produzione dei salame Nobile del Giarolo. I titolari, Marco e Stefano Moro, avevano già macellato buona parte dei 400 maiali per cercare di salvare, per quanto possibile, la produzione frutto del loro lavoro prima dell’arrivo della mannaia dell’abbattimento e dell’incenerimento disposto dalle autorità per contrastare la peste suina. Con questo obiettivo sono stati eliminati circa 6.300 maiali, tutti sani, mentre per i cinghiali, portato del virus, non è ancora iniziato l’annunciato abbattimento, previsto dall’ordinanza regionale datata 15 marzo. Ora per l’azienda valborberina come per tutti gli allevatori di suini della zona infetta inizia un lungo periodo di inattività: non potranno infatti ripopolare gli allevamenti non si sa per quanto tempo, in attesa dei ristori annunciato dallo Stato e dalla Regione. Un limbo che rischia di far morire le aziende. Sabato scorso, dal palco del convegno di Cantalupo sulla Psa, ha detto: “Chiediamo di poter lavorare e al contempo che i cinghiali, portatori del virus, siano abbattuti”. Poi una frecciata ai cacciatori, presenti in massa nel palazzetto dello sport del paese: “Una delle cause della pesta suina africana è il numero eccessivo di cinghiali sul territorio. La caccia è un divertimento mentre noi viviamo con il nostro lavoro”.