Che la stragrande maggioranza dei sindaci, dei produttori, degli allevatori del territorio, dell’ex Comunità montana “Terre del Giarolo”, siano a dir poco sconcertati, per usare un eufemismo, riguardo alla realizzazione del biodistretto ad opera di Città del Bio, è ormai palese.
Anche in Regione c’è chi, come il Movimento 5 Stelle, si chiede perché “Circa 1 milione di euro siano finiti, con un’assegnazione diretta, all’associazione Città del Bio presieduta dal Consigliere regionale Antonio Ferrentino . Si tratta di fondi europei, gestiti dalla Regione Piemonte e stanziati nel settembre 2015 dal Commissario delle ex Comunità Montane Terre del Giarolo e Appennino Aleramico Obertengo . Inizialmente sarebbero dovuti servire per la realizzazione di impianti idroelettrici successivamente si è valutata la possibilità di costituire un “Biodistretto” affidando il pacchetto completo all’associazione di Ferrentino”.
L’interrogazione a firma della consigliera regionale Francesca Frediani, non risparmia critiche e afferma che “Prima dell’avvento di Ferrentino Città del Bio era un ottimo promotore d’azioni concrete del biologico coinvolgendo i produttori, adesso sembra sia diventata un centro di potere con molti soldi pubblici. L’Associazione comprende decine di personalità anche pubbliche, come l’assessore regionale all’agricoltura Giorgio Ferrero, ma che nulla centrano con la gestione diretta dei fondi, come peraltro precisato dallo stesso Assessore”.
Nell’interrogazione si legge anche: “Non risulterebbe nemmeno che l’Associazione disponga di personale proprio o competenze tecniche in grado di gestire un progetto del genere”.
Allora perché l’ex Commissario liquidatore della Comunità montana Terre del Giarolo, Cesare Rossini ha deciso di rivolgersi a Città del Bio? Lo spiega lui stesso in questa breve intervista.
“Rispondo solo per fare chiarezza, perché mi sembra ci sia un po’ di confusione. La cifra di un milione di euro riguarda due biodistretti, quello delle Terre Del Giarolo, per 450 mila euro e quello dell’acquese 550 mila euro. Questi ultimi derivavano da una delibera della giunta della Comunità montana, poi ratificata dal commissario che era l’avvocato Caviglia, e se Caviglia non lo avesse fatto i soldi sarebbero tornati in Regione. Per quanto ne so questo progetto è terminato e Città del Bio è stata pagata. Diversa la situazione per Terre del Giarolo”.
Lei ha fatto una determina per affidare il progetto a Città del Bio…
“Io avevo scelto un soggetto attuatore che aveva già operato nella stessa materia su l’acquese, dove, come ho già detto, i lavori si erano praticamente conclusi. Dovevo rivolgermi obbligatoriamente a un ente pubblico che era già presente nel Pti. Quello che ho fatto è stato solo per bloccare i fondi non per altro. E i quattrini sono rimasti tutti all’interno della Comunità montana e non sono ritornati in Regione, né soni stati spesi, oggi saranno le autorità competenti, cioè i sindaci in ossequio a quanto il dirigente regionale deciderà, a stabilire cosa fare, se proseguire e con chi, il discorso biodistretto. I sindaci possono cambiare l’ente attuatore , anzi le Unioni stesse possono fare da ente attuatore”.
Ma secondo alcune affermazioni di Città del Bio, anche recenti, sarebbero state fatte azioni per il biodistretto Terre del Giarolo, per 154mila euro, compresa quella dei famosi maiali di Grondona….
“Se gli amministratori riterranno che Città del Bio ha fatto qualche azione sul territorio di loro interesse, pagheranno, altrimenti le contesteranno.”
Secondo molti amministratori, qualche anomalia comunque c’è, questo finanziamento regionale è stato in qualche modo lasciato a disposizione di un’associazione dove il presidente è un consigliere della Regione stessa, e lei ha affidato questi soldi ad un associazione di cui faceva parte…
“Assolutamente no, chiariamo. Avevo accettato di farne parte solamente per controllare dall’interno, dal momento in cui il mio mandato di commissario liquidatore delle Terre del Giarolo è scaduto, ho presentato immediatamente le dimissioni, visto che non ce n’era più motivo.”
Far confusione e rendere nebulose le procedure è pratica comune delle amministrazioni pubbliche italiane. I territori più nascosti sono troppo spesso utilizzati come buchi neri dove i fondi si perdono nel calderone incandescente della burocrazia pubblica. Le amministrazioni di questi territori non hanno né le competenze né la forza politica per far sentire la propria voce e ben lo sanno le amministrazioni regionali che sfruttano di conseguenza questo stato di cose con giochi di prestigio che hanno come oggetto i conigli/fondi pubblici. Questi nostri territori sono il cappello a cilindro in cui il coniglio appare per subito scomparire. Voilà, il gioco è fatto!