Il bilancio del Comune di Bosio è in rosso per oltre 300 mila euro, cifra che dovrà essere riassorbita in tre anni attraverso l’introduzione dell’addizionale comunale all’Irpef allo 0,70 %, quasi al massimo di legge (pari a 0,80%). La situazione emerge dalla relazione al conto del bilancio 2020, pubblicata sul sito internet del Comune e firmata dal sindaco, Stefano Persano. L’ente ha dovuto adeguarsi ai rilievi della Corte dei conti, che nel novembre scorso ha analizzato il bilancio 2018 rilevando una serie di anomalie. Innanzitutto, il Comune ha effettuato un eccessivo ricorso all’anticipazione di tesoreria, cioè ha richiesto troppi soldi in anticipo alla banca. In totale, 343.031,38 euro, utilizzata per giorni 337, non restituita interamente alla fine dell’esercizio. La somma dovuta alla banca in quel bilancio era pari a 125.871,57 euro. Situazione simile nel 2019, con un somma non restituita di 126.826,99 euro. La Corte dei conti ha rilevato che il ricorso all’anticipazione di tesoreria in queste modalità “è sintomatico di persistenti squilibri nella gestione della liquidità, e, soprattutto, è foriera di possibili successive gravi conseguenze. La sezione ribadisce che l’anticipazione di tesoreria rappresenta una forma di finanziamento cui l’Ente locale può ricorrere, nel rispetto dei limiti di legge, per far fronte a momentanee esigenze di liquidità”. Il problema maggiore riguarda però la riscossione dell’Ici e dell’Imu per le dighe del Gorzente. Nel 2012 l’Agenzia delle Entrate di Alessandria disponeva l’accatastamento dei manufatti e degli invasi nella categoria D/7, quindi soggetta all’Ici e poi all’Imu.
Ne è scaturito un primo contenzioso tra Iren, titolare degli invasi, e l’Agenzia delle Entrate e solo inizialmente con il Comune. La società genovese ha avuto ragione sia davanti alla Commissione tributaria provinciale che regionale e ora si attende l’esito del ricorso in Cassazione. Altri successivi ricorsi relativi agli accertamenti sulle annate successive sono stati sospesi in attesa della conclusione del primo ricorso. Il Comune ha così inserito nel 2018 a bilancio 284.322,26 euro di residui attivi, cioè crediti relativi all’Imu sulle dighe che ritiene di poter incassare. La Corte dei Conti ha però bacchettato l’amministrazione comunale: non c’è alcuna certezza che questi soldi possano essere incassati dal Comune, visto oltretutto l’andamento dei primi due gradi di giudizio nel primo ricorso. La cifra va così inserita nel Fondo crediti di dubbia esigibilità, un accantonamento previsto per legge proprio per casi del genere. Situazione che ha così creato un disavanzo di 311.266,92 euro, che i bosiesi dovranno coprire con l’aumento delle tasse.