Il racconto di Gianluigi Mignacco, 1° finisher della provincia di Alessandria al Tor des Geants 2018, e la sua esperienza al limite delle forze e all’apice della gioia.
Per capire più da vicino cosa significhi partecipare e portare a termine il Tor des Géants, leggiamo il racconto del 1° finisher della provincia di Alessandria, Gianluigi Mignacco.
Un racconto piacevole che alterna aspetti tecnici alle emozioni, le fatiche e le gioie incontrare lungo il percorso. Dalla difficoltà a prendere sonno per la troppa adrenalina in corpo, alla bellezza struggente dell’alba tra le cime valdostane ad un pizzico di ironia che aiuta a proseguire e guardare il tutto da un altro punto di vista.
I 4 Orsi alla partenza
Di Gianluigi Mignacco
Il Tor des Geants è ovviamente l’obiettivo della stagione e ciascuno a proprio modo fa di tutto per arrivare opportunamente preparato a questo appuntamento. Personalmente ho dato la priorità al riposo muscolare negli ultimi due mesi, con pochissimo allenamento. La strategia che mi sono dato per la gara è molto semplice: seguire il mio ritmo senza “partire piano” (come mi consigliano quasi tutti) e senza forzare dove si può (come alcuni tratti porterebbero a fare). Riguardo al sonno, ho pianificato di dormire un’ora prima del tramonto e un’ora prima dell’alba a partire dalla seconda notte; strategia che sarà di difficile applicazione come mi renderò conto sulla mia pelle. Per quanto riguarda i tempi ho semplicemente suddiviso il percorso in tappe da percorrere ciascuna in 12 ore, per avere “strada facendo” una indicazione sul ritardo rispetto ad un ipotetico tempo finale di 100 ore.
PARTIRE A BOMBA
La partenza è emozionante ed allo stesso tempo travolgente, visto che tutti partono a bomba neanche fossimo alla cinque chilometri della sagra della panissetta. Non posso esimermi dal seguire la massa, ma appena il percorso inizia a salire, regolo la velocità sul mio ritmo conservativo. Ero partito dalle prime posizioni sotto l’arco di partenza, ma lungo la salita al Col d’Arp (2571 m) mi supera chiunque. Solo un piccolo particolare: hanno tutti il fiatone. Nella discesa verso La Thuile lungo il vallone della Youla subisco ancora qualche sorpasso e passo al checkpoint attorno alla 350ma posizione.
Sono circa le 15:30.
Si riparte in direzione del rifugio Deffeyes (2500 m) e del secondo colle, il Passo Alto (2857 m). I sorpassi si diradano e si inizia a vedere qualcuno seduto sui massi lungo il percorso (e siamo solo a 20 km dalla partenza). Scolliniamo, scendiamo al bivacco Promoud per risalire al Col Crosatie (2829 m), una delle bestie sacre del Tor.