Il 17 dicembre il giudice per l’udienza preliminare (gup) di Alessandria deciderà se rinviare a giudizio Nicoletta Albano per le accuse di concussione e peculato. Ieri, 5 novembre, i due fascicoli sono stati riuniti dallo stesso gup, come aveva richiesto la Procura della Repubblica. Sul peculato Albano è indagata anche per gli ultimi anni in cui è stata sindaco, dal 2011 al 2015, per essersi appropriata, grazie ai rimborsi, di soldi pubblici per 47 mila euro. La concussione riguarda, come è noto, il presunto ricattato da parte di Albano nei confronti del sindaco Rita Semino, nel dicembre del 2019: la prima, nelle vesti di vicesindaco, voleva costringere Semino alle dimissioni assicurandole 10 mila euro e anche l’assunzione della nipote in Comune o, altrimenti, dei guai per quest’ultima sul posto di lavoro, presso la catena di supermercati Gulliver. Le proposte furono rifiutate dalla Semino, che si presentò pochi giorni dopo dai carabinieri, con la registrazione delle minacce.
C’è poi il filone del peculato: Albano si sarebbe fatta rimborsare dal Comune spese per scope elettriche, zanzariere, cene, viaggi all’estero e molto altro che ha poco a che fare con l’attività istituzionale. Per esempio, gli scontrini conservati nella contabilità del Comune e rilasciati da alcuni bar del paese ai quali Albano ordinava caffè e colazioni, portati spesso direttamente in municipio. Si parla di numerose spese minime, tra 3 e 5 euro. Spese nel complesso riferite al periodo 2016-2020, quando Albano era vicesindaco e aveva fatto eleggere Semino sindaco non potendo ripresentarsi per via della legge sul terzo mandato. In totale, più di 33 mila euro. La Procura vuole mandare a processo Albano anche per gli anni 2011-2015 per lo stesso reato per un totale di 47 mila euro. I rimborsi da parte del Comune sarebbero avvenuti grazie alla complicità dell’allora segretaria comunale Giovanna Sutera, dimessa a inizio 2020 con l’avvio dell’indagine e l’arrivo del commissario prefettizio in Comune. Sutera è accusata di favoreggiamento e di falso in concorso con Albano e con l’ex consigliere Eugenio Rabbia a proposito della concussione. Di favoreggiamento e falso deve rispondere anche Pier Paolo Bagnasco, attualmente ancora capo dell’ufficio tecnico comunale. Anche costoro rischiano il processo.