Per la Regione sui crinali tra Val Curone e Val Borbera, sulle vette appenniniche più alte della provincia, per altro tutelate dall’Unione europea, gli impianti industriali eolici possono essere installati eliminando alcuni dei vincoli esistenti. Questo nonostante (o forse proprio per questo) all’inizio del decennio tutti i progetti presentati vennero bocciati poiché considerati troppo impattanti dal punti di vista ambientale: sia il progetto della Concilium (66 torri), sia quello della Equipe Giarolo Energia (42), sia infine i tre progetti di Enel Green Power, uno da 37 torri, un secondo da 17 e un terzo da 11 previsto nel vicino territorio lombardo ma collegato al secondo per un maxi cavidotto. Dalle carte delle conferenze dei servizi erano inoltre emersi dubbi sulla ventosità di queste vette. Ciononostante, come fa sapere Giuseppe Raggi, del Comitato per il territorio delle Quattro Province, la Regione a fine febbraio ha avviato l’iter del Piano Energetico Ambientale Regionale (Pear) , nel quale sono indicati quattro “ambiti strategici” del territorio piemontese nei quali avviare lo “sfruttamento del vento a fini energetici in impianti di taglia industriale”.

Fra questi c’è “l’area apicale delle valli Curone e Borbera nell’Appennino alessandrino ai confini con le province di Pavia, Piacenza e Genova“. Sono i crinali dei monti Ebro, Chiappo, Giarolo e altri. Il piano energetico regionale propone tra l’altro di modificare i vincoli esistenti e, ricorda ancora Raggi, “attribuire ai progetti riferiti agli ambiti strategici una corsia preferenziale nelle procedure valutative”, cioè togliere garanzie alla tutela dell’ambiente. Raggi ricorda che “c’è già stato un intervento in senso permissivo quando fu modificato il divieto assoluto di edificare sui crinali previsto dal piano paesaggistico regionale”. Venne autorizzata, in sostanza, la costruzione delle torri sui versanti delle vette. Nelle sue osservazioni, il Comitato per il territorio delle Quattro Province, scrive, tra l’altro: “Nella proposta di Pear manca del tutto una riflessione circa gli incentivi pubblici come fattore determinante per rendere conveniente la realizzazione di impianti in zone nelle quali zone la sola produttività non basterebbe a garantire ai progetti un equilibrio economico”. Come è avvenuto in precedenza, in sostanza, le proposte di impianto delle torri mirerebbero solo a far incassare gli incentivi pubblici ai privati, senza un reale contributo alle energie alternative.