Temevo ritorsioni dalla Albano, per questo ho firmato le dimissioni da sindaco”. Rita Semino, ex primo cittadino di Gavi, ha raccontato come testimone al giudice cosa è successo alla fine del 2019, quando, secondo l’accusa, venne costretta a sottoscrivere una lettera in cui si diceva che, per ragioni di salute, lasciava l’incarico. A costringerla, come ha spiegato, è stata l’allora vicesindaco Nicoletta Albano, a processo con altri per concussione, peculato e falso. Un racconto non facile per via dell’età della Semino, quasi novantenne, con diversi “buchi” nella sua memoria. “Nei tre anni e mezzo da sindaco – ha spiegato rispondendo alle domande del pubblico ministero – ne viste di tutti i colori. Nel 2016 non volevo fare il sindaco ma a decidere per me fu la Albano. Sono stati anni terribili: non potevo andare a nessun evento a cui ero invitata se lei non voleva o se andavo non potevo indossare la fascia tricolore”. “Lei aveva un suo ufficio in municipio?”, ha chiesto ancora il pm. “L’ufficio del sindaco – ha risposto Semino – era della Albano, lo occupava sempre lei. Io avevo a disposizione solo una sedia in corridoio. In Consiglio comunale parlava sempre lei, io non decidevo nulla”. Poi il racconto di quanto avvenuto nel 2019: “Da sei mesi Albano mi chiedeva di dimettermi, mi tormentava. Quando mio marito stava per morire, a dicembre, gli ho promesso che non mi sarei mai dimessa per rispetto nei confronti dei gaviesi che mi avevano votato”. Anche in base alle deposizioni della figlia Giovanna Semino e della nipote Alice Zunino, è emerso che il 21 dicembre, una settimana dopo la scomparsa del marito, Rita Semino si recò con i familiari in Friuli in vacanza.

Il giuramento come sindaco di Rita Semino, nel 2016.

Ricevemmo una telefonata di fuoco dalla Albano”, hanno raccontato: Albano non voleva che il sindaco partecipasse all’inaugurazione di una targa in via Voltaggio dedicata all’imprenditore Morasso, titolare del calzificio che diede lavoro a 1500 donne del territorio, fra cui la stessa Semino. La donna partecipò alla cerimonia il 28 dicembre: tanti i gaviesi presenti ma della maggioranza consiliare c’era solo l’assessore Filippo Carrea. Quel giorno Semino venne convocata da Albano in municipio per il giorno successivo: “Mia mamma era spaventata – spiegato Giovanna – per questo decidemmo di accompagnarla”. Venne deciso di mettere un cellulare nella borsa del sindaco per registrare il dialogo con Albano, registrazione che rappresenta la “pistola fumante” del processo per quanto riguarda la concussione. Albano, secondo Rita Semino, propose soldi e un posto di lavoro in municipio per la nipote, come vigile o impiegata. “Io subito rifiutai – ha raccontato il sindaco – dicendole che non sono una morta di fame. Lei si alterò”. Quando il pm ha chiesto cosa temeva Semino da Albano, l’ex sindaco ha risposto: “Temevo ritorsioni di ogni genere, soprattutto verso mia nipote Alice, assunta dalla catena di supermercati Gulliver grazie alla Albano. Mi disse che non sarei uscita da quell’ufficio finché non firmavo. Alla fine ho firmato perché avevo paura”. “Mia mamma – ha raccontato ancora Giovanna Semino – prima di quell’episodio ricevette una telefonata della Albano: le venne chiesto se fosse stata investita da una macchina e come si sentivo. Parole che sono state interpretate come una minaccia. Dopo l’incontro del 29 dicembre, il 15 gennaio 2020 mia mamma venne chiamata dalla Albano: la invitava a recarsi in Comune per essere visitata da un medico per stabilire il suo stato di salute alla base delle dimissioni. Io e mia figlia prendemmo mia mamma e la portammo ad Alassio: temevo che con la visita fosse definita incapace di intendere e di volere, quando invece era lucidissima e non prendeva alcun farmaco. Albano telefonò ancora per ricordare a mia mamma che c’era un accordo da rispettare, urlando di nuovo”. Sin dal 30 dicembre Rita Semino, con Giovanna e Alice, si era recata dai carabinieri con la registrazione per fare denuncia. Albano lo scoprì il 22 gennaio, quando i carabinieri perquisirono il municipio alla ricerca della lettera di dimissioni, trovata poi a casa del vicesindaco. Semino è parte civile nel processo contro Albano insieme al Comune.