La vasche dell'acquedottodi Gavi vicino alla cascina Campagnola
La vasche dell'acquedotto di Gavi vicino alla cascina Campagnola

La lettera di fine marzo inviata dall’Arpa al Comune di Arquata Scrivia parlava di “alcuni superamenti dei valori delle concentrazioni soglia di contaminazione” nelle acque per quanto riguarda il cromo esavalente, metallo cancerogeno se assunto in quantità eccessive. Quantità che la nuova normativa, approvata a novembre, ha fissato al massimo in 10 microgrammi per litro, limite che rischia di mettere nel caos la distribuzione dell’acqua potabile in molti comuni alessandrini, soprattutto quelli della fascia appenninica, dove il cromo esavalente è presente nelle rocce. L’entrata in vigore della legge è prevista a luglio.

Le cascate di Rigoroso di Arquata
Le cascate di Rigoroso di Arquata

I monitoraggi citati dall’Arpa per Arquata Scrivia erano stati eseguiti dal Cociv nel 2016 nell’ambito dei controlli sulle sorgenti che rischiano di essere distrutte dalla scavo del tunnel del Terzo Valico.

In quattro campagne di prelievo delle acque ci sono stati altrettanti superamenti dei valori: 17,6; 15,3; 13,3; 12,6 microgrammi per litro. Per l’Arpa, invece, la stessa sorgente (a oggi non utilizzata per alimentare l’acquedotto) c’è stato solo un superamento con un valore di 14 ma l’agenzia regionale ha comunque ricordato al Comune il nuovo limite di legge. I monitoraggi hanno riguardato in totale due sorgenti e altrettanti pozzi irrigui. Interessate anche le sorgenti di Sottovalle.

“I gestori degli acquedotti – ha spiegato l’assessore comunale Stefania Pezzan nella seduta della commissione Ambiente del Comune – hanno tre anni per adeguare gli impianti idrici. Ricevuta la lettera dell’Arpa, abbiamo chiesto se sia necessario emanare un’ordinanza di non potabilità dell’acqua ma finora non ci ha risposto nessuno. In un incontro in Provincia sono state prospettate due ipotesi: o un trattamento chimico, per il quale è necessario avere una fognatura vicina all’impianto, cosa piuttosto difficile, oppure l’installazione di filtri, con una fase per forza di cose sperimentale per capire se siano efficaci”.

L'assessore Stefania Pezzan
L’assessore Stefania Pezzan

Il Comune ha chiesto di tenere sotto controllo tutte le sorgenti, comprese quelle che alimentano l’acquedotto. Tutti i componenti della commissione sono stati concordi nel ritenere necessaria la convocazione, nell’Osservatorio ambientale comunale, almeno dell’Arpa e dell’Asl per fare chiarezza sui metodi di intervento.

“Il limite di 10 microgrammi – spiega Vittorio Risso di Gestione Acqua, gestore degli acquedotti del Novese – è stato applicato, in tutta l’Unione europea, solo in Italia e in Inghilterra, per ora solo in via cautelare. È da folli pensare di trovare soluzioni al problema in soli sei mesi, cioè dal novembre scorso al 15 luglio prossimo. A Roma hanno già pensato a una proroga, che sarà però possibile solo in base alla presentazione di progetti per risolvere la questione Noi siamo già in una fase sperimentale ma serve tempo”.

La questione, ricorda Risso, riguarda la zona appenninica, con Gavi, Ovada e altri centri ma anche paesi più lontani come Bosco Marengo e Masio. A Novi Ligure le quantità parlano di 8,5 microgrammi, per i quali è necessario comunque intervenire. “Si deve mantenere – spiega Risso – un livello di sicurezza intorno a 7”. In tutto il territorio dell’Ambito territoriale Alessandrino 6 (Ato) si parla a spanne, di una spesa di 4 milioni di euro