Bocciato, all’epoca, dalla Regione e dalla Comunità montana nonché dal Parco Capanne di Marcarolo, il progetto di svuotamento del lago superiore della Lavagnina torna d’attualità con con il passaggio degli acquedotti del Consorzio Madonna della Rocchetta a Gestione Acqua. Dal primo gennaio, i 50 km di condotte che dall’alta Valle del Piota portano acqua a Castelletto d’Orba, Parodi Ligure, Mornese, Montaldeo e San Cristoforo sono passati sotto il controllo della società novese sia per obblighi di legge sia per la necessità di interventi per i quali il consorzio non ha fondi, come ha spiegato il presidente Elio Bricola nella conferenza stampa di ieri a Novi Ligure, nella sede della società Acosì alla presenza della dirigenza del gruppo Acos, Mauro D’Ascenzi in testa. Lo studio di fattibilità dello sfruttamento della diga più piccola era stato tirato fuori nel 2004, dopo la grande siccità dell’anno precedente, molto simile a quella del 2017: “Per evitare definitivamente ogni problema di carenza idrica – ha detto Bricola – chiedo un impegno a Gestione Acqua: riprendere il progetto di sfruttamento del lago superiore della Lavagnina”.

Un’altra immagine del lago superiore della Lavagnina

L’invaso, costruito nel 1932 a monte del lago inferiore utilizzato dalla Mediterranea delle Acque di Genova per produrre energia elettrica e, in parte dal consorzio a scopo idrico, serve a fermare la ghiaia evitando che finisca nel bacino più grande. Quasi quindici anni fa il consorzio aveva proposto di svuotare la diga per ricavare un bacino da 700 mila metri cubi di acqua. Per ripagare l’intervento c’erano a disposizione 500 mila metri cubi di ghiaia. Immediate le reazioni delle associazioni ambientaliste poiché il lago si trova all’interno del Parco Capanne di Marcarolo ed è diventato una zona umida di pregio ambientale, molto frequentata dai turisti. Oltretutto, la viabilità non è adatta ai mezzi pesanti Ad affossare il progetto fu soprattutto la Comunità montana, che nel 2008 non inserì il progetto fra le richieste di finanziamento alla Regione, causando uno scontro con il consorzio Madonna della Rocchetta. Vittorio Risso, direttore di Gestione Acqua, ha assicurato l’impegno della società per migliorare la rete idrica dei cinque Comuni. “L’invaso svuotato – ha detto – sarebbe un’ottima cosa poiché risolverebbe i problemi idrici del territorio”. Servono ovviamente non pochi soldi e la possibilità di ripagare i lavori con la ghiaia, al momento non sembra più attuabile. Nel 2004 il Parco e la Regione avevano motivato il loro no così: “Meglio sfruttare le derivazioni esistenti e stop ai nuovi invasi a monte”. Anche stavolta le reazioni non mancheranno, visto che si rischia di alterare un piccolo paradiso, seppure per scopi almeno in parte condivisibili.