“Albano mi mostrò un foglio firmato con le dimissioni della Semino il 17 dicembre 2019”. Lo ha affermato Riccardo Cavaliere, ex medico legale dell’Asl Al, colui che avrebbe dovuto, secondo le richieste dell’allora vicesindaco Nicoletta Albano, attestare l’inidoneità di Rita Semino alla carica di sindaco. Il medico, oggi in pensione, ha testimonia nell’udienza di ieri, 21 febbraio, del processo all’ Albano in corso ad Alessandria, accusata di concussione nei confronti della Semino, di peculato e falso, insieme, a vario titolo, al capo dell’ufficio tecnico Pierpaolo Bagnasco, all’ex segretario comunale Giovanna Sutera e all’ex consigliere comunale Eugenio Rabbia. L’affermazione di Cavaliere contrasta con quanto è emerso finora. Semino, infatti, presentò denuncia il 30 dicembre 2019 dopo essere stata costretta dal timore di ritorsioni, secondo l’accusa, a firmare la lettera di dimissioni da sindaco il 29 dicembre durante un incontro con Albano in municipio. Cavaliere ha raccontato: “Fui contattato dalla Albano, che conoscevo da tempo, così come il fratello. Nel 2004, quando lei era consigliere regionale, mi aiutò perché avevo difficoltà dal punto di vista della mia carriera nell’Asl e mi fece parlare con l’allora assessore regionale D’Ambrosio. A fine 2019 mi chiese di certificare l’inidoneità della Semino a fare il sindaco, che a suo dire manifestava cedimenti di carattere cognitivo e stanchezza.
Le dimissioni con quella motivazione, mi disse Albano, avrebbero comportato un vantaggio economico per la Semino. L’incontro col vicesindaco avvenne il 17 dicembre: io le chiesi se il sindaco fosse d’accordo e Albano mi mostrò un foglio su carta non intestata, cinque righe con la firma della Semino, che però non potrei riconoscere”. “Lei ha capito – ha chiesto il pm, Francesco Bruzzone – cosa c’era scritto su quel foglio?”. “Ricordo – ha risposto Cavaliere – che il testo era in sintonia con la richiesta della Albano. Sicuramente prima di procedere avrei dovuto chiedere il consenso alla Semino a farsi visitare”. “Io – ha precisato Cavaliere – ero un medico legale. Avrei potuto fare un colloquio con la Semino ma sarebbe comunque servito un accertamento da parte di un geriatra o uno psichiatra. Mi sono reso disponibile in quanto amico della Albano, in veste privata. Mi disse di consegnare a lei il certificato poiché lo avrebbe portato direttamente in prefettura”. Cavaliere ricorda poi di aver fissato la visita, in accordo con Albano, il 14 gennaio: “In municipio mi accolse Bagnasco. Con Albano abbiamo atteso la Semino la quale però non si fece trovare. La cosa mi sollevò parecchio. A quel punto, andammo a pranzo con Albano, la quale mi invitò a inviarle il curriculum di mio figlio poiché il Comune doveva assumere un vigile ma poi non se ne fece nulla”. “Chi pagò il pranzo?”, ha chiesto il pm facendo riferimento al peculato. “Certamente non io”, ha risposto Cavaliere. L’ex medico dell’Asl ha inoltre raccontato di aver visitato, sempre su richiesta della Albano, una donna gaviese di 90 anni, che manifestava problemi di salute mentale. “Notai che manifestata una forma di delirio verso il vicino di casa – ha detto ancora Cavaliere – ma che era autosufficiente e quindi la cosa finì lì”.