Vicenda asilo nido di Arquata Scrivia: la parola alle famiglie. Sono circa cinquanta ad aver ricevuto le raccomandate inviate dal Comune per chiedere di pagare l’ammanco che risulta nelle casse comunali a causa del comportamento tenuto dalla ex direttrice Teresa Gandolfo, licenziata lo scorso anno per essersi intascata in tutto in parte molte delle rette dei bambini che frequentavano il nido, secondo le accuse. Il Comune intende rivalersi su di lei ma potrà farlo solo in caso di condanna penale. Intanto, ha richiesto i soldi a chi era, suo malgrado, coinvolto nella “gestione parallela” messa in atto dalla donna, indagata per truffa e peculato. C’è chi sostiene di non aver mai ottenuto nessuno sconto dalla Gandolfo: “Abbiamo letto sui giornali che l’allora direttrice praticava sconti alle famiglie. A noi non risulta: abbiamo sempre pagato tutto e ora ci vediamo recapitare una lettera che ci intima di pagare di nuovo entro il 28 febbraio. Ci sentiamo presi in giro”. Ci sono genitori ai quali l’amministrazione comunale chiede più di 3 mila euro, altre per le quali la richiesta è di soli 12 euro, come è capitato a Domenico Casulli, che, al di là della cifra, dice: “E’ necessario capire come siano state calcolate queste cifre. Inoltre, rischiamo di ricevere richieste anche per gli anni precedenti al 2016?”. Nella raccomandata il Comune fa infatti riferimento solo all’anno scolastico 2016-2017, mentre la Gandolfo è stata direttrice sin dai primi anni Ottanta, stimata da tutti, anche dagli amministratori targati centrodestra in carica dal 2006, fino alla brutta scoperta dello scorso anno.
Stefano Terranis, di Cadimassa (Parodi Ligure) ha portato sua figlia per due anni nel nido intitolato a Emilia Morando: “La retta mensile che versavamo, 400 euro, era il massimo previsto, essendo residenti fuori dal Comune di Arquata Scrivia. Ora dal municipio arquatese ci chiedono addirittura 2.992 euro da pagare entro il 28 febbraio ma non intendo pagare nulla poiché ho tutte le ricevute timbrate che attestano il versamento delle rette. Non è un problema nostro se poi la direttrice non agiva correttamente”. La figlia di Terranis è risultata essere tra i quattordici bambini “fantasma”: non era fra gli scritti “ufficiali” ma nell’elenco personale tenuto dalla Gandolfo nella sua “gestione parallela”, dove erano indicati i bambini che non avrebbero potuto stare nel nido in quanto la quota dei sessanta iscritti era già stata raggiunta. “Alla Gandolfo – prosegue l’uomo – chiedevamo a quest’ultima come dovevamo pagare, se con bonifico o in contanti, e lei rispondeva di fare come volevamo. Abbiamo persino, almeno per un anno, detratto le spese dalla dichiarazione dei redditi in base ai documenti rilasciati da lei. Eravamo quindi in totale buona fede”. Molte delle circa cinquanta famiglie si sono rivolte all’avvocato Enrico Moscatelli, dello studio legale Monti & Gandolfo di Genova. “Ci tocca pagare un legale – dicono molti genitori -. una vera beffa”.