Decine di trattori, giovani, anziani e bambini: stamattina erano in tanti a Cascina Borio, a Sezzadio, per bloccare il cantiere della discarica di rifiuti della Riccoboni, partito martedì dopo che il Tar ha accolto il ricorso della società contro il no del Comune al progetto di tangenziale richiesta dalla Provincia per i camion dell’azienda. I manifestanti hanno portato striscioni inneggianti alla difesa della falda acquifera, minacciata dai rifiuti, e con loro c’erano anche i rappresentanti del comitato nato a Carentino contro l’impianto di lavorazione dei fanghi. Il comitato agricoltori di Sezzadio si è fatto vedere con i trattori e tutti, nei vari interventi, hanno annunciato la volontà di resistere per salvare la falda che dà da bere a 50 mila persone nell’Acquese, in pericolo per i rifiuti delle lavorazioni della Riccoboni a Predosa. Nella stessa area rischia di arrivare lo smarino del Terzo valico.
“In questa nostra martoriata provincia – ha detto Piergiorgio Camerin di Sezzadio Ambiente – stiamo resistendo da sette anni contro il progetto della Riccoboni, autorizzato dall’amministrazione provinciale nel 2016. La società ha depositato il progetto della tangenziale dopo la sentenza del Tar e ha quindi potuto iniziare ad allestire la cava. Una volta costruita la nuova strada, potrà iniziare a portare anche i rifiuti. Continueremo a opporci a questo progetto poiché dobbiamo fermare gli speculatori per tutelare la falda che interessa persino il Novese e il Tortonese. La nostra è una causa giusta che ci unisce e ci unirà in futuro finché costoro non se ne andranno”. Presenti gli amministratori di vari Comuni dell’Acquese e il consigliere regionale Valter Ottria. Il presidio si è sciolto dopo alcune ore. Fino a quel momento gli operai della Riccoboni sono rimasti chiusi nel cantiere. Domani sera, venerdì 5 ottobre, alle 21, assemblea pubblica a Sezzadio.