Il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli (M5s) sul Fatto quotidiano annuncia che l’analisi costi-benefici del Terzo valico, necessaria a comprendere l’utilità o meno dell’opera, dovrebbe essere pronta entro la fine di ottobre e smentisce qualsiasi licenziamento degli operai a causa della sospensione dei fondi del quinto e del sesto lotto dell’opera ma a Torino, in Consiglio regionale, il dibattito è stato proprio sui posti di lavoro. Ieri i sindacati del settore edile sono stati ascoltati dai consiglieri componenti delle Commissioni Trasporti e Lavoro e hanno ribadito i numeri resi noti nei giorni scorsi: “A rischio – ha detto Rocco Politi, segretario provinciale della Filea Cgil – ci sono 2394 posti di lavoro. È la cifra dei lavoratori impiegati al 31 agosto scorso comprensiva di operai, impiegati, tecnici, autisti eccetera. Senza i fondi previsti saremo di fronte a un disastro occupazionale”. Una cifra che si avvicina al tetto massimo occupazionale indicato dal Cociv per il Terzo valico, cioè 2.500 posti di lavoro, in una fase in cui però ci sono almeno due cantieri fermi, cioè Voltaggio e Novi Ligure nel Basso Pieve e, rimanendo in Piemonte, una sola talpa meccanica attiva su quattro.

Il Consiglio regionale del Piemonte

“La cifra degli occupati – spiega Politi – si alza e si abbassa a seconda dei lotti costruttivi. I licenziamenti? Senza i fondi del quinto lotto il Cociv non potrà ricollocare nelle aziende appaltatrici oltre 400 operai. Se l’opera si ferma andranno a spasso anche quelli del quarto lotto, in fase di realizzazione”. Le cifre dei sindacati sono state fatte proprie dal Pd con il capogruppo Domenico Ravetti: “Vorrei evitare a 2394 lavoratori impegnati nell’opera il l’incerto “reddito di cittadinanza” del governo a causa di licenziamenti improvvisi. E’ impensabile fermare l’opera e il governo deve aiutare il Piemonte e l’intero Nord Ovest a terminarla”. Valter Ottria (LeU) dà numeri diversi: “Blocco o meno del Terzo valico, la priorità devono essere il lavoro e i lavoratori, a cominciare dai 400 che rischiano di perdere il lavoro da subito e dai 1200 che non verrebbero più assunti in caso di blocco dell’opera come pensa una parte del governo”. Secondo Paolo Mighetti dei 5 stelle, “per il Pd sembra che la campagna elettorale per le Regionali 2019 sia già iniziata e occupa il tempo delle commissioni consiliari per fare propaganda. L’audizione dei sindacati è stata volutamente trasformata in uno spot sull’opera e un attacco al governo. Invece di pensare ai problemi dei piemontesi in questo ultimo sprazzo di legislatura, il Pd è perso tra la paura per un’indipendente analisi costi benefici sulle grandi opere e il terrore per i sondaggi di Mentana del lunedì”. A breve si terrà un Consiglio regionale dedicato alle Grandi opere del Piemonte, dal Tav in Val Susa al Terzo valico passando per la Asti-Cuneo.