L'area della ex Fn a Bosco Marengo (dal sito sogin.it)

La ex Fn di Bosco Marengo è il primo sito italiano dove è stata completata la disattivazione dell’impianto nucleare. Le operazioni sono terminate il 31 dicembre. Lo annuncia la Sogin, la società pubblica incaricata del decommissioning, cioè dello smantellamento di tutti i siti nucleari italiani. L’ex Fn è il più piccolo in Italia e dal 1974 al 1995 qui si producevano pastiglie per il combustibile nucleare. Dieci anni dopo lo stabilimento è stato affidato dallo Stato alla Sogin, che ha avviato lo smantellamento nel 2009. All’interno di uno degli edifici dell’impianto è stato realizzato, spiega la Sogin, un deposito temporaneo per sistemare tutti i rifiuti radioattivi del sito, lavori terminati nel 2019. A oggi si attende l’esito dei collaudi di questo deposito provvisorio. A Bosco Marengo sono stoccati 500 metri cubi di rifiuti radioattivi, in attesa del deposito unico nucleare dove i materiali radioattivi di tutti i siti italiani saranno custoditi con maggiore sicurezza.

Uno striscione esposto a Bosco Marengo contro la costruzione del deposito sul territorio comunale.

Solo a quel punto il decommissioning sarà concluso. L’iter prevede una prossima tappa il prossimo 15 marzo, quando la proposta di Carta Nazionale Aree Idonee (Cnai) che sarà trasmessa al Ministero della Transizione Ecologica da parte di Sogin. Il ministero, insieme al dicastero delle Infrastrutture, approverà la Carta, che sarà quindi pubblicata. Le Regioni e gli enti locali, sostiene la Sogin, “potranno esprimere le proprie manifestazioni d’interesse, non vincolanti, ad approfondire ulteriormente l’argomento e proseguire il percorso partecipato di localizzazione del deposito”. Sul territorio alessandrino lo scorso anno era stati indicati provvisoriamente dalla Sogin sei siti: AL-8 tra Alessandria, Castelletto Monferrato e Quargnento; AL-14 tra Alessandria, Fubine e Quargnento; AL-3 tra Alessandria e Oviglio; AL-2 tra Alessandria, Bosco Marengo e Frugarolo; AL-1 tra Alessandria, Bosco Marengo e Novi Ligure; Al-13 tra Castelnuovo Bormida e Sezzadio. Tutti sono stati bocciati dal territorio, dalla Regione e dalla Provincia poiché interessati da falde acquifere sotterranee, da aree tutelate come il sito Unesco o dalla presenza di industrie a rischio di incidente rilevante come la Solvay di Spinetta Marengo.