I Comuni soci devono pagare il Cit. Lo ha stabilito ieri la Prefettura durante l’incontro sulla situazione del consorzio di trasporti novese. Alla presenza di sindaci e sindacati, il viceprefetto Paolo Ponta ha ricordato che i Comuni non possono non versare le somme per le quali si sono impegnati in base ad accordi scritti. L’amministrazione comunale di Serravalle Scrivia, per esempio, da tempo ha annunciato lo stop all’erogazione dei soldi motivando tale scelta con la difficile situazione del consorzio, sull’orlo del fallimento. Novi deve anch’esso molti soldi e attende a sua volta dei crediti dal Cit. La loro posizione danneggia i lavoratori, che non riescono a ricevere lo stipendio, e anche i piccoli Comuni, specie della Val Lemme, privi di ferrovie, per i quali il trasporto pubblico locale, specie per gli alunni delle scuole, è fondamentale. Come è stato sottolineato ad Alessandria, nonostante le enormi difficoltà, il Cit ha sempre garantito il servizio grazie all’impegno dei lavoratori. Proprio questi ultimi, per altro, respingono l’ipotesi di far fallire il consorzio lanciata dal sindacalista della Faisa Cisal Stefano Atzori per cercare di dare una svolta alla sempre più difficile situazione. “La stragrande maggioranza per non dire la quasi totalità di noi – dicono i lavoratori – si dissocia da quanto affermato.

La protesta dei dipendenti del Cit lunedì al Museo dei Campionissimi

A parte che il sindacato Faisa conta in azienda due o tre iscritti su un’azienda di circa 50 dipendenti, sono anni che ci si batte con ogni mezzo per scongiurare il fallimento, si sono fatti riunioni, cortei, scioperi, procedure di raffreddamento per denunciare ciò che non funziona e ciò che andrebbe migliorato ma mai e poi mai ci saremmo immaginati che qualcuno potesse venire fuori dicendo che il fallimento è ormai l’unica medicina, tanto meno detto un rappresentante dei lavoratori, il quale sa benissimo che il fallimento è una gragnuola, e lo è per tutti”.
I dipendenti ricordano che col fallimento “in primis i lavoratori perdono diritti, perdono potere d’acquisto con l’immancabile riduzione dello stipendio, dovendo accettare quel che viene proposto, anche un pezzo di pane secco, se non perdono addirittura il lavoro. In secundis, tutto il trasporto pubblico della zona rimarrebbe disastrato e ridotto ai minimi termini, specialmente per i piccoli paesi, e in generale l’importantissimo ruolo di servizio pubblico sociale ed essenziale verrebbe a scemare”. I lavoratori ricordano inoltre: “Sono da anni che si lotta contro questo spauracchio ed ancora lunedì sera abbiamo protestato pacificamente durante il Consiglio comunale di Novi, non di certo per invocare di portare i libri in tribunale ma bensì per chiedere continuità e sensibilizzare la politica. Ovviamente tra i lavoratori non c’era presente nessuno di quella sigla sindacale che invoca il fallimento.
Il Cit è una risorsa per questa zona. Lo gridiamo da tempo e se perderemo questa battaglia sarà sotto gli occhi di tutti il degrado che ne seguirà ma ormai sarà troppo tardi per rimediare. Il delegato Atzori parla per se ed altre due persone non per tutti i dipendenti del Cit”