(ph. Adriano Giraudo)
L’analisi della Coldiretti, condotta sulla base delle previsioni della banca dati Noaa, il National Climatic Data Centre, l’istituto che registra le temperature mondiali dal 1850, dice che, con oltre il 99% di probabilità, il 2023 si classificherà come l’anno più caldo mai registrato nel Pianeta dopo che la temperatura sulla superficie della terra e degli oceani è risultata addirittura superiore di 1,15 gradi rispetto alla media del ventesimo secolo, nei primi undici mesi dell’anno.
Una tendenza al surriscaldamento confermata anche a livello territoriale dove sono stati raggiunti sino a più dieci gradi per la media stagionale di dicembre.
“Il caldo anomalo di inizio inverno sconvolge la natura e rischia addirittura di far ripartire le fioriture con il pericolo di esporre le coltivazioni ai danni di un prevedibile forte abbassamento delle temperature e la perdita dei raccolti. A preoccupare – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco – è anche il rischio siccità, non devono essere sottovalutati i primi sintomi di stress idrico che stanno emergendo: la scarsità di neve in diversi settori dell’arco alpino e su gran parte della dorsale appenninica fanno scattare un campanello d’allarme. Senza dimenticare che se non arriva il freddo le popolazioni di insetti che causano danni alle colture potrebbero sopravvivere e svernare per attaccare i raccolti nella prossima primavera”.
E’ dunque destinata a cambiare la classifica degli anni più roventi negli ultimi due secoli che si concentra in Italia nell’ultimo decennio e comprende fino ad ora nell’ordine secondo l’analisi della Coldiretti il 2022 il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020.
“Una finta primavera che inganna le coltivazioni favorendo un risveglio che le rende particolarmente vulnerabili: un eventuale prossimo arrivo del gelo porterebbe danni incalcolabili – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco – Di fronte alla tropicalizzazione del clima occorre organizzarsi per raccogliere l’acqua nei periodi più piovosi per renderla disponibile nei momenti di difficoltà. Per questo servono interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque con le opere infrastrutturali, potenziando la rete di invasi sui territori, creando bacini e utilizzando anche le ex cave per raccogliere l’acqua piovana”.
L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli, una nuova sfida per le imprese agricole che devono rapportarsi sempre di più con le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio: un obiettivo che richiede un impegno delle Istituzioni per accompagnare l’innovazione dall’agricoltura 4.0 con droni, robot e satelliti fino alla nuova genetica green no ogm.