Da Milano a Venezia, attraverso le Strette del Borbera; ecco le Ondine perdute di Roberta Cordani e Luigi Mignacco.

Venerdì 16 agosto a Cabella Ligure la presentazione del libro.

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Nella Milano del primo Novecento il pittore Fedele Majeri e la sua allieva, la bella Giulia Tirelli, iniziano a vedere misteriose, mitologiche figure femminili che danzano nei riflessi sull’acqua, vera e dipinta. Un secolo dopo, a Venezia, il critico d’arte Manfredo Monfalco ripensa alle visioni stupefacenti che lo affascinano e lo turbano da mesi… Ma chi sono queste donne affascinanti e misteriose? Sono le Ondine, spiriti acquatici. Solo poche persone sono in grado di vederle e sono persone creative che amano l’arte, la bellezza. E proprio a queste persone le Ondine si affidano per aiutare il “Genio della montagna” a risolvere il conflitto tra le forze oscure di madre terra tramite l’arte e la musica.

Le Ondine perdute” (Marsilio Editore), è il titolo di questo romanzo che porta il lettore da Milano a Venezia, da Genova alla Val Borbera fino alla Grecia, tra episodi reali che hanno fatto la storia, eventi fantastici, e celebrazione dell’arte. Il libro sarà presentato venerdì 16 agosto al Palavittoria a Cabella Ligure. Dialogano con gli autori Vittorio Fusco e Luciano Valle, filosofo e presidente del Centro di Etica Ambientale di Bergamo e dell’Associazione Adriano Olivetti.

Autori di “Le Ondine perdute” sono Roberta Cordani, curatrice editoriale, ha realizzato diversi volumi dedicati all’arte e Luigi Mignacco, sceneggiatore di fumetti, sue sono molte delle storie di Dilan Dog, Tex e altri personaggi di Bonelli Editore. Roberta e Luigi sono moglie e marito, li incontriamo nella loro casa in Val Borbera.

Come è nata l’idea di questo romanzo?

“Da tanti anni – risponde Roberta – mi occupo di libri divulgativi sull’arte e sulla bellezza del paesaggio milanese e lombardo, corredati con affascinanti fotografie e testi di vari studiosi che accompagnano il lettore in una piacevole passeggiata. Ma avevo in mente una storia, un grand tour italiano nella bellezza, e ho chiesto a Luigi, che scrive avventure a fumetti per personaggi famosi come Dylan Dog e Tex, di aiutarmi nel rendere il romanzo avvincente, una specie di fiaba che catturi il lettore e lo porti in bei luoghi seguendo un filo rosso avventuroso, lanciando poi un messaggio anche un po’ ecologico. Per me era una scommessa impegnativa: costruire un libro dove la bellezza non fosse illustrata con riproduzioni di opere d’arte e belle fotografie, ma evocata attraverso la parola scritta”.

“Era un bell’impegno anche per me, – aggiunge Luigi – che sono abituato a raccontare storie con l’aiuto di bravissimi disegnatori. Ed è stato un lavoro lungo, perché volevamo fosse scritto davvero bene. Oltre al grand tour in alcune città d’arte italiane (come Milano, Venezia, Genova, Roma, Firenze…) e tra bei paesaggi (dalla campagna lombarda alle terre dei vulcani nel Mezzogiorno d’Italia, dalle isole della Grecia a una certa valle nell’Appennino fra Piemonte e Liguria che qualcuno riconoscerà…)  ci sono tanti protagonisti, quasi una saga familiare che attraversa tre decenni ai primi del Novecento e poi si riflette su altri personaggi un secolo dopo… e ci sono anche alcune appassionanti storie d’amore. Ma la vera protagonista del romanzo è l’acqua: una parte del racconto si svolge a Venezia e una parte nella Milano dei navigli, appunto un secolo prima, e le due storie si intrecciano”.

Perché avete scelto di intersecare due storie che si svolgono a cento anni di distanza?

“Ai primi del Novecento anche Milano era una città d’acqua. – Spiega Roberta – E poi, il nostro libro è appunto costruito come una fiaba, tra le due storie in cui si muovono personaggi anche un po’ magici, abbiamo voluto far sentire viva la magia della bellezza dei riflessi veneziani dove si svolge, in pochi giorni, la storia più attuale. E lì, come nella valle che tanto somiglia alla Val Borbera, si accendono avventure realistiche e fiabesche al tempo stesso. A volte con sorprendenti coincidenze…”

“Abbiamo costruito il libro come una serie tivù: – dice Luigi – le due vicende si alternano in capitoli piuttosto brevi, ognuno dei quali può essere letto in modo quasi autonomo, come una puntata del serial. Si passa da un secolo all’altro, cambiano gli scenari, ci sono un sacco di personaggi, ma la lettura è molto scorrevole e facile da seguire… O almeno, così ci hanno detto”.

Una saga familiare un po’ storica… Luigi, tu che sei abituato a scrivere di personaggi dei fumetti, come si ti sei trovato immerso nella storia del primo Novecento? 

“Mi sono divertito molto! Abbiamo raccolto molta documentazione sui vari scenari che raccontiamo, dall’Expo milanese del 1906 alla Prima guerra mondiale, dalla nascita dell’aviazione a quella della moda, dall’arte della Belle Epoque a quella contemporanea.  E questo ci ha dato spunto per raccontare storie interessanti e divertenti, con alcuni personaggi che in certi momenti ricordano quelli dei fumetti: il pittore Fedele Majeri a un certo punto si produce in una gag da “Corriere dei Piccoli”, la bella Sandy viene paragonata a un personaggio di Hayao Miyazaki… e poi c’è un gruppo di opere d’arte contemporanea della Collezione Guggenheim che si comportano come cartoni animati per aiutare il collezionista Manfredo Monfalco”.

“Anche le Ondine perdute sono eroine mitologiche ma molto fumettistiche… – chiosa Roberta – con qualche venatura thriller!”

Una parte centrale e importante del libro, con avventure in una sequenza avvincente e fiabesca, si svolge in una valle che ha tante caratteristiche della Val Borbera, non l’avete nominata ma sembra proprio di essere sulle rive del nostro torrente.

Il nostro libro è dedicato alla natura e alla bellezza del paesaggio. Da quando ho conosciuto Luigi, e quindi anche la valle, sono sempre stata colpita dalla sua bellezza. Soprattutto da quella delle strette. Poiché i nostri protagonisti ascoltano e vedono alcuni “spiriti” della natura, e in particolare spiriti delle rocce e dell’acqua, il torrente e la ripa mi sono sembrati il luogo ideale per ambientare scene così importanti e fantastiche, anzi fiabesche come hai detto tu. Pietre, rocce, acqua non solo forniscono un’ambientazione suggestiva e spettacolare per il racconto, ma si animano di una loro vita, diventano “protagonisti” della storia.  Anche il castello, che è un po’ ispirato a quello di Borgo Adorno, avrà un suo ruolo. Non abbiamo dato il nome alla Valle perché nelle descrizioni la parte fantasiosa, anzi il sogno, supera la realtà. Allora abbiamo voluto lasciar solo intuire quale fosse l’ambientazione del racconto, senza dirlo”.

“I lettori che già lo conoscono – conclude Luigi – possono ritrovare questo luogo dove la bellezza suscita meraviglia e sogni che agiscono… un po’ come nelle fiabe o nei miti antichi. E chi non lo conosce ha molti elementi per scoprire questa valle in cui la Ripa e il torrente diventano protagonisti”.