La carta di Libarna realizzata a inizio '900 da Gaetano Poggi

Come arriva l’acqua a Libarna? La risposta è nel libro “Il Sistema idraulico di Libarna e il suo acquedotto”, scritto da Paolo de Vingo professore ordinario di Archeologia Cristiana e Medievale a Torino, dal geologo Sergio Pedemonte e dall’archeologo Marco Tremari. Ancora oggi, in particolare a Rigoroso (Arquata Scrivia), tra il rio Lavandaia ed il rio della Montá, nel luogo chiamato “Ronchetto”, ci sono i resti dell’acquedotto costruito dai romani che dalla zona dell’attuale abitato di Borlasca (Isola del Cantone) arrivava nella città in riva allo Scrivia, di cui restano le rovine custodite nel sito archeologico di Serravalle Scrivia. “L’acquedotto – spiega Pedemonte -, di cui rimane una galleria lunga 10 metri e alcuni piccolissimi resti, è conosciuto per la descrizione che ne fece Giuseppe Antonio Bottazzi nel 1805 e per quella di Giorgio Monaco nel 1936. Scopo della ricerca – prosegue il geologo – è stato quello di definire un tracciato tramite strumentazione GNSS di precisione partendo dai punti conosciuti.

I resti dell’acquedotto romano di Libarna

Dopo varie approssimazioni, tenendo conto delle descrizioni dei precedenti studiosi, si è arrivati a una soluzione di pendenza e portata congruente con quelle conosciute di altri acquedotti romani. Questo metodo ha permesso di risalire al punto di partenza dell’opera”. I tre studiosi hanno anche analizzato, in accordo con la Soprintendenza Archeologica di Torino, alcuni residui della calce adoperata: “Una parte del lavoro riguarda anche il metodo di costruzione della galleria. Il tracciato, che passa a metà monte, doveva presentare piccoli ponti sui ruscelli ed essere su archi solo nella parte finale dove c’era il Castellum, una cisterna a 8-10 metri da terra che forniva la pressione all’acqua per arrivare ai punti di consumo, quali terme, edifici pubblici, case private e fontane”. Il libro sarà presentato oggi, 23 settembre, ad Arquata Scrivia, durante la prima giornata di Ar.Qua.Tra., alle 17 nella Sala Consiglio comunale. Il libro è stato pubblicato dal Comune di Arquata. La pubblicazione rientra nel progetto di ricerca e valorizzazione dei “Tesori culturali” del territorio, sostenuto dall’amministrazione comunale arquatese.