Il museo contadino di palazzo Gazzolo, dove ha sede anche la biblioteca delle Aree protette

Al via la raccolta di materiali bibliografici, audio e video dedicati ai dialetti dell’area dell’Appennino piemontese, presto disponibili presso la Biblioteca delle Aree protette dell’Appennino piemontese di Voltaggio. L’ecomuseo di cascina Moglioni, a Capanne di Marcarolo (Bosio), il mese scoros ha dato il via all’iniziativa “La lingua salvata. I dialetti dell’Appennino piemontese con l’obiettivo, attraverso la raccolta di materiali bibliografici, audio e video, di fornire un contributo nello studio e nella salvaguardia dei dialetti locali.  Ormai diversi anni fa l’ecomuseo aveva dato vita a una proposta didattica, “Tutte le lingue del mondo”, rivolta agli studenti dei licei linguistici della zona. “Allora – spiegano dalle Aree protette dell’Appennino Piemontese di Bosio -, partendo da autorevoli ricerche specialistiche, ci si era concentrati sulle relazioni che intercorrono tra la biodiversità naturale e la diversità linguistica, per poi analizzare l’origine, la storia, le principali caratteristiche e il grado di vitalità delle parlate locali che, insieme a numerose altre lingue minoritarie, sono a rischio di estinzione esattamente come accade per molte specie vegetali e animali. Un ulteriore sviluppo – aggiungono dall’ente – di “Tutte le lingue del mondo” si è avuto lo scorso marzo con l’organizzazione di una serata inserita in un più ampio progetto dal titolo “Donne d’Appennino”, un percorso al femminile nel quale non poteva mancare una riflessione sul tema, considerato il ruolo centrale che le donne hanno avuto anche nella trasmissione di quella lingua madre che, nella zona dell’ecomuseo, fino a pochi anni, è stata, per la maggior parte dei parlanti, appunto il dialetto”. A Cabella Ligure, il mese scorso, è avvenuta la consegna dei primi libri e si è inaugurata la nuova sezione della biblioteca delle Aree protette dell’Appennino piemontese di Voltaggio. L’obiettivo dei due incontri, a cui seguirà una terza conferenza nell’acquese, è stato duplice: “Mettere a confronto le esperienze di coloro che con modalità molto diverse (testi teatrali, libri, video, brani musicali) si sono occupati della materia e, soprattutto, interrogare specialisti e comunità locali su un possibile futuro di questi sistemi linguistici”. Nessun atteggiamento nostalgico o polveroso, “ma proiettato in avanti, nella consapevolezza che tutte le lingue del mondo – compresi i dialetti – costituiscono un prezioso patrimonio per l’umanità, un patrimonio che ciascuno di noi, per quanto possibile, ha il dovere morale di preservare, con azioni concrete –  come la creazione di un fondo bibliotecario – che restano tuttavia ancora in larga parte da definire”.