L’Ilva rischia di finire in mano a una nuova proprietà, il gruppo italo indiano Arcelor Mittal – Marcegaglia, che punta a tagliare i posti di lavoro, applicare il Jobs Act con conseguenze molto negative per gli operai e sulla quale ci sono forti dubbi sul rispetto della sicurezza sul lavoro. Una situazione che le maestranze degli stabilimenti del gruppo e i sindacati respingono in toto, come è emerso dagli interventi che hanno concluso il corteo di stamattina a Novi Ligure, la prima di tutte le manifestazioni che si svolgeranno in tutte le città dove sono attivi gli stabilimenti siderurgici dell’Ilva. Lo sciopero, indetto sui tre turni, andrà avanti invece per tutto il giorno e ha avuto, dicono gli organizzatori, un’adesione quasi completa.
Il corteo, partito intorno alle 9 dalla fabbrica in strada Boscomarengo, ha visto la partecipazione anche degli operai della Kme di Serravalle Scrivia, della 3M di Predosa e della Marcegaglia di Pozzolo Formigaro, e si è concluso nei giardini pubblici di viale Saffi, dove hanno parlato i sindacalisti provinciali e nazionali. Dal palco, Aldo Gregori della Uil provinciale, Salvatore Pafumi della Fim Cisl e Mirko Rota della Fiom nazionale hanno sottolineato, tra l’altro, la situazione difficile dello stabilimento pozzolese, proprietà della Marcegaglia, che con la Arcelor Mittal vuole acquistare l’Ilva. A Pozzolo l’altro giorno c’è stato un secondo grave infortunio sul lavoro che ha spinto i sindacali metalmeccanici a indire lo sciopero odierno e a partecipare alla manifestazione novese. Soprattutto, i relatori hanno puntato, oltre che sui tagli al personale (a Novi da 754 i posti di lavori resterebbero solo 700 pur essendoci bisogno di maestranze) sugli effetti negativi dell’applicazione del Jobs Act, la legge voluta dal Pd e dall’allora premier Renzi che dequalifica operai con decenni di esperienza, già colpiti dalla legge Fornero e quindi dall’allungamento dei tempi delle pensione, cancellando, con l’assunzione da parte della nuova proprietà e da indefinite “società partecipate”, diritti acquisiti nel tempo, portando a una sensibile riduzione dello stipendio.
Il tavolo tra il governo e Arcelor Mittal – Marcegaglia, hanno chiesto i sindacalisti, interrotto dal ministro Calenda, riprenda tenendo conto di queste considerazioni. Alla manifestazione erano presenti, tra gli altri rappresentanti delle istituzioni, il parlamentare Daniele Borioli (Pd), sostenitore del Jobs Act, e Federico Fornaro (Mdp), che dice: “Piena e convinta solidarietà politica per la difesa dei posti di lavoro e della dignità dei lavoratori, messi in discussione dalla proposta della Mittal-Marcegaglia, irricevibile e provocatoria. Ora il governo deve svolgere un ruolo attivo affinché la continuità e il rilancio della produzione siderurgica del gruppo Ilva sia compatibile con la salvaguardia dei livelli occupazionali, i diritti dei dipendenti e la tutela dell’ambiente, non accettando il ricatto dei nuovi acquirenti”. Tra i sindaci, Rocchino Muliere (Novi Ligure) e Domenico Miloscio (Pozzolo).