Armando Di Raimondo (a destra) con Carletto Bergaglio

Venticinquemila mila documenti storici: è il tesoro rappresentato dall’archivio di Armando Di Raimondo, il ricercatore storico scomparso la scorsa settimana a Genova a 78 anni, autore di numerosi libri su Gavi e l’Oltregiogo. I documenti sono custoditi nella sua casa genovese, raccolti in decenni di ricerca tra gli archivi di Stato di Genova e Alessandria, dai quali ha estratto copie degli atti. Secondo Nicola Galleani d’Agliano, fondatore ed ex presidente degli Amici del Forte, la collezione di Di Raimondo potrebbe essere utile al Comune, che ha perso nel tempo il suo archivio storico. “L’archivio di Armando – spiega – è costituito da molti atti riferiti alla storia gaviese, per questo merita una collocazione a Gavi. Chiederò alla famiglia di poter ospitare la collezione a in paese”. Di Raimondo, all’inizio degli anni Duemila, segnalò alla Soprintendenza archivistica del Piemonte l’impossibilità di consultare l’archivio storico di Gavi.

L’amministrazione comunale dell’epoca eresse un “muro di gomma” all’apparenza inspiegabile. Nel 2021 è infine emerso che tutti i documenti risalenti al periodo tra il 1200 e il 1700 sono scomparsi. Lo storico per passione, partendo dalla vicenda dell’architetto Bartolomeo Bianco, soggetto di uno dei suoi primi libri, si era avvicinato alla storia delle famiglie genovesi che possedevano masserie e terreni a Gavi. Da lì la sua passione per il Forte, sul quale ha scritto, tra gli altri, “Il Forte del caste di Gavi” e “Le pietre scritte del Forte di Gavi”. Sue anche le opere sulle tenute della Centuriona e della Fontanassa e sulla vicenda di Mirette Tanska, moglie del marchese Luigi Cambiaso, donna protagonista della vita culturale della Belle Epoque a Genova, improvvisamente scomparsa e poi finita nel manicomio di Genova-Quarto.