In Piemonte oltre l’85% dei beni confiscati alle mafie non è riutilizzato: sono 330 i complessi immobiliari espropriati alla malavita organizzata nella nostra regione, divisi in 1181 unità catastali. Di queste solo il 14,39% (170) viene riutilizzato, “un numero molto basso, considerato che il Piemonte è settima regione in Italia per numero di beni, la seconda del nord dopo la Lombardia. Ma terzultima per riutilizzo” ha detto Maria Josè Fava, coordinatrice regionale di Libera durante l’audizione in commissione Legalità del Consiglio regionale, presieduta da Domenico Rossi.
Uno dei pochi casi di riutilizzo di un bene tolto alla criminalità organizzata è cascina Saetta a Bosco Marengo ma per il resto la situazione è difficile, come è emerso durante l’audizione: il 10,33% (122) è rappresentato da immobili destinati ma non riutilizzati e il 75,28% (889) è ancora in capo all’Agenzia nazionale. La provincia con più beni è Torino, seguita da Cuneo, Biella, Alessandria, Asti, Novara, Vercelli e Vco.
Proprio nel territorio alessandrino c’è il bene più grande, cascina Grisona (o Grizzona), 11 ettari agricoli, pari a 48 particelle catastali, un tempo coltivati a vigneto lungo la strada di Pian delle Botti nel Comune di Cassano Spinola. Tre anni fa il Comune aveva lanciato un appello per la ricerca di un agricoltore che riavviasse l’attività nei terreni, confiscati nel 2011 alla mafia, precisamente a M.R., su richiesta della Procura di Milano. Le 48 particelle catastali rappresentano la metà di tutte quelle confiscate in provincia alla criminalità organizzata. Da qualche tempo il Comune, al quale il bene è stato assegnato, è in trattativa con alcuni agricoltori.
A Torino, Maria Josè Fava ha aggiunto: “È errato pensare che le mafie siano interessate solo ai grandi centri, si concentrano anche sui piccoli comuni perché ci sono meno forze di polizia, c’è meno attenzione della stampa e bastano pochi voti per essere eletti. La situazione deve essere migliorata, spesso ci scontriamo con organizzazioni che utilizzano tutti gli strumenti giuridici per evitare il sequestro”.
“Occorre dare maggiore sostegno ai piccoli centri, dobbiamo aumentare ulteriormente le risorse messe a disposizione dalla Regione per i bandi di assegnazione. È anche necessario superare lo scoglio del cofinanziamento del 50% che, soprattutto per i comuni minori, è uno sbarramento che spesso preclude alla partecipazione. Si potrebbe distinguere tra grandi e piccoli comuni, come fa la Lombardia. Ugualmente, sempre prendendo spunto dalla regione a noi vicina, serve una linea di finanziamento per i soggetti del terzo settore che direttamente gestiscono i beni confiscati”, ha aggiunto Rossi.
Durante la seduta è stato presentato il “geoblog” progettato da Libera, piattaforma che ha il duplice intento di valorizzare il riutilizzo sociale dei beni confiscati in Piemonte e di fornire uno strumento di analisi e di monitoraggio sull’applicazione della Legge 109/96.
Nato nel 2008, è uno strumento interattivo che permette di scoprire i luoghi nei quali la criminalità organizzata ha cercato di insediarsi, investendo capitali illeciti nell’acquisto di immobili e aziende.