Una maxi recinzione per chiudere l’area infetta e procedere con l’abbattimento dei cinghiali per eliminare il più possibile il virus della peste suina africana (Psa). È l’obiettivo al quale stanno contribuendo i veterinari dell’Euvet (EU Veterinary Emergency Team), inviati tra Piemonte e Liguria dalla Commissione europea. Arrivati lunedì, stanno valutando con Regioni e Province coinvolte i confini della “zona rossa” istituita dopo la scoperta del primo caso di Psa, il 7 gennaio. Fino a lunedì i cinghiali morti a causa del virus erano saliti a 33 dopo altre due carcasse scoperte ad Arquata Scrivia e Montaldeo, sempre all’interno dell’area compresa tra le autostrade A7 e A26 tra Liguria e Piemonte. Se altri dati confermeranno ancora che il focolaio può essere considerato all’interno delle arterie autostradali, compresa la bretella Predosa-Bettole, è possibile che la recinzione sia installate entro questi confini, ma la conformazione del territorio e la presenza di tantissimi centri abitati e attività economiche lascia parecchi dubbi sulla fattibilità dell’operazione, già eseguita invece in alcuni paesi dell’Europa dell’Est caratterizzati da grandi pianure poco abitate. Legambiente, intanto, definisce “indispensabili per il contenimento della malattia e per frenare il più possibile l’espansione della PSA in altre aree del Paese” le misure intraprese dal Ministero della salute e dalle Regioni interessate ma richiede anche “adeguati indennizzi in via emergenziale e iniziative strutturali di rilancio rivolti a tutte le attività economiche e professionali che vi operano, comprese quelle relative alle attività outdoor.

bretella autostradale A7-A26
Un’immagine dell’autostrada A7

Oltre a ciò l’associazione ambientalista, con un appello diretto al ministro della Salute Roberto Speranza, chiede che venga emessa “un’ordinanza che preveda il divieto per i prossimi 36 mesi della caccia nelle forme collettive al cinghiale (braccata, battuta e girata). Risulta, infatti, di tutta evidenza il fatto che l’attività venatoria aumenti molto la mobilità e gli spostamenti dei cinghiali, producendo l’aumento delle probabilità di diffusione della PSA. Per questo alla luce di questa riflessione, sulla base delle evidenze scientifiche e del principio di precauzione e ai fini della tutela dei prevalenti interessi economici, è stata avanzata questa richiesta”. L’associazione ambientalista evidenzia, inoltre, l’urgenza che il governo adotti il “Piano nazionale di controllo della specie cinghiale” che punti ad una significativa riduzione delle densità delle popolazioni, facendo uso esclusivamente di strumenti selettivi. Ultimo aspetto riguarda il fatto che l’attuale filiera suinicola, basata prevalentemente sull’allevamento intensivo e fonte di forti impatti sanitari, ambientali e sociali, rischia di aggravare ulteriormente l’attuale scenario. Per tale ragione, è fondamentale continuare a lavorare senza sosta al fine di garantire un modello di allevamento che riduca fortemente gli input negativi, orientato al rispetto del benessere animale, alla riduzione delle emissioni e alla qualità della carne destinata ai consumatori.”