Pratolungo: la fonte del Canaein è rimasta a secco. Grazie al Terzo valico?

Nonostante la neve e le piogge niente più acqua dalla storica sorgente. Il principale imputato l'alta capacità ferroviaria, tra carotaggi e lo scavo del tunnel verso Genova

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In tanti hanno sperato che con la neve e le piogge dei mesi scorsi l’acqua tornasse a sgorgare dalla fonte del Canaein, una sorgente storica situata in fondo alla valle di Pratolungo, a Gavi, in mezzo a boschi rigogliosi e pochi passi dal rio Neirone. Sovrastata da un cedro secolare, la fonte per generazioni ha dissetato uomini e animali, domestici e non, e da qualche anno è stata segnalata come tappa del sentiero escursionistico 299 proprio per non perderne la memoria. Ora però non esiste più, come si può vedere dal video che ci ha inviato un nostro lettore, Michele Cumo, e il cosiddetto “sviluppo” ha pesanti responsabilità. Lo scorso anno, a settembre, chi abita a Pratolungo aveva denunciato una situazione mai vista: dal Canaein non usciva più una goccia d’acqua. Fra le ipotesi, la forte siccità del 2017 ma c’è stato chi ha fatto notare come poco distante dalla fonte una ditta incaricata dal Cociv avesse eseguito un carotaggio nel terreno, necessario allo scavo della galleria del Terzo valico verso Genova, partita da Radimero di Arquata e oggi arrivata a meno di un chilometro da Sottovalle.

La fonte del Canain

Il maxi tunnel, in base a quanto scritto nel progetto del Terzo valico, rischia di distruggere non solo le fonti di Sottovalle, Rigoroso e Borlasca, ma anche quelle dei rii minori tra Valle Scrivia e Val Lemme, come il Neirone e le piccole sorgenti come il Canaein. Il Cociv rassicura che tutto ciò non avverrà ma altri, come Gestione Acqua e il Comune di Arquata, hanno forti dubbi. Secondo chi abita a Pratolungo, lo scorso anno sono stati gli stessi tecnici del Cociv a confermare il rischio di prosciugamento della storica fonte, dalla quale, prima di perdere acqua, è uscita anche della schiuma. Da tempo, oltretutto, anche tutta l’area intorno alla fonte, da sempre una zona umida, è del tutto asciutta, cosa mai avvenuta neppure nelle estati più calde. Ora c’è chi si chiede se sia giusto perdere simboli del nostro passato come il Canaein in nome di un’opera sulla quale gli stessi fautori, come il commissario di governo Iolanda Romano, nutrono dubbi riguardo alla sua reale utilità. Senza contare il rischio per le tutte le altre sorgenti.