90 milioni di euro: è la cifra che potrebbe servire per fermare la Peste suina africana. Il dato è stato reso noto nell’ultima riunione dell’Unità centrale di crisi (Ucc) del ministero della Salute, il 26 gennaio. A far paura ai tecnici ministeriali e regionali che seguono l’evoluzione del virus ormai da oltre un anno per il Piemonte e la Liguria è l’ultimo caso scoperto a Carrega Ligure, non grazie ai monitoraggi ma per puro caso, fatto che fa temere una presenza molto più diffusa della Psa e quindi il possibile contagio dei maiali degli allevamenti dell’Emilia Romagna a est e di quelli del Cuneese a Ovest per gli altri casi scopeti tra Acquese e Sanovese oltre la barriera. Per questo, è stata richiesta l’installazione di altre barriere oltre a quelle già costruite o in costruzione, finora all’interno della zona infetta, che continua a essere allargata: dopo i Comuni dell’Acquese ad agosto e a Pozzolo Formigaro successivamente, ora tocca ai Comuni di Fascia, Gorreto, Propata, Rondanina, in provincia di Genova, vicini a Carrega Ligure, e al Comune Giusvalla (Savona), al confine con Pareto, nell’Acquese. Il forte ritardo nell’installazione delle barriere anti cinghiali, hanno spiegato i dirigenti ministeriali “non ha permesso l’applicazione di una coerente strategia di eradicazione a partire dalle azioni di depopolamento”. Il rappresentanti del Centro di referenza sulle pesti suine (Cerep) hanno quindi ipotizzato una spesa di 90 milioni di euro per le nuove barriere a Ovest che a Est della zona infetta, che dovranno essere pronte entro maggio, per aumentare la ricerca delle carcasse e per avviare una strategia di abbattimenti dei cinghiali finora rimasta al palo. Richiesti tempi rapidi nell’erogazione dei fondi per evirare i ritardi attuali.