La discarica di cascina Borio in fase di allestimento nel 2021

La Riccoboni intende depositare nella discarica di Cascina Borio, a Sezzadio, circa 50 nuove tipologie di rifiuti contro i 5 attualmente autorizzati. I nuovi materiali  provengono anche da terreni contaminati, da estrazione da miniera e dal trattamento fisico o chimico di minerali e ricavati da impianti di trattamento dei rifiuti. È stata avviata la conferenza dei servizi sulla variante all’autorizzazione ottenuta nel 2016 e oggetto di contestazioni e numerosi ricorsi, tutti vinti dalla Riccoboni. Nella ex cava al momento sono in corso di deposito 965.975 metri cubi di rifiuti. Risultano completati i settori 1 e 2 del lotto 1 e i settori 3 e 4 del lotto 2. Gli ulteriori 65 mila metri cubi totali di rifiuti non comporteranno un allargamento della discarica poiché lo spazio verrà ricavato utilizzando come copertura un materiale in geotessuto anziché i 70 centimetri di terra previsti in precedenza. Secondo Legambiente Ovadese, però, “il notevolissimo aumento delle tipologie di rifiuti speciali non pericolosi previsto nel progetto provoca un aggravamento dei rischi potenziali per una discarica che già delle sue origini è sorta in una situazione a dir poco controversa, dal punto di vista idrogeologico e dal punto di vista sociale. A maggior ragione se poi tale aumento riguarda tutta la volumetria a tutt’oggi ancora libera per i conferimenti. Si ritiene pertanto che un siffatto massiccio aumento non debba essere autorizzato”. Il riferimento dell’associazione è alla presenza della falda acquifera Sezzadio-Predosa che alimenta gli acquedotti dell’Acquese, motivo dei ricorsi presentati dai Comuni negli anni scorsi. La Riccoboni, nei documenti depositati ad Alessandria, ritiene invece che la variante possa essere approvata poiché sia il Tar sia il Consiglio di Stato hanno messo neo su bianco che “l’istruttoria tecnica infatti aveva riconosciuto l’assenza di pericolo di contaminazione della falda”. La Riccoboni, inoltre, afferma di aver raddoppiato lo strato di argilla sul fondo della ex cava, inserendo 2 metri di argilla anzichè uno, proprio per evitare l’inquinamento della falda. Nell’ultima seduta della conferenza dei servizi Arpa e Provincia hanno chiesto alla società titolare della discarica chiarimenti sull’origine dei rifiuti e sulle quantità da ammassare per tipologia di materiale. Posizione condivisa dal Comune, il quale, ricorda che l’autorizzazione del 2016 non contempla deroghe ai rifiuti autorizzati all’epoca. L’amministrazione comunale chiede anche che i controlli mensili sulla falda sottostante siano eseguiti dall’Arpa e non dalla Riccoboni. Quest’ultima ha 30 giorni per presentare le integrazioni richieste