“I nostri padri dicevano: uniti si vince”-. Con queste parole il segretario nazionale della Cgil Susanna Camusso, si è congedata ieri sera dalla platea di oltre 500 persone che hanno stipato il centro fieristico “Dolci terre di Novi”. Erano quasi tutti lavoratori del Serravalle Designer Outlet, ma anche esponenti delle maestranze del vicino Retail park, dell’Iper e persino del Bennet. A conferma che la scintilla della grande protesta fatta scoccare dai dipendenti della catena McArthur Glen, sta innescando l’intero impero commerciale che si è insediato negli ultimi 15 anni tra Novi e Serravalle. La manifestazione è stata voluta dalle segreterie provinciali confederali di categoria: Filcam, Fisascat e Uiltucs che sostengono la lotta dei dipendenti dell’intero polo commerciale.
Tutto è partito da una circolare della McArthur Glen, dalla direzione centrale di Londra, circa un mese e mezzo fa. “Lavorare anche a Pasqua e a Santo Stefano per far fronte alle esigenze della clientela nazionale e internazionale” – questo il sunto di quel documento che è stato ribadito recentissimamente dalla stessa azienda. Pertanto le tre segreterie hanno confermato lo sciopero, le cui modalità saranno decise la prossima settimana. Probabilmente sarà il sabato di Pasqua, ma non è escluso che la mobilitazione possa svolgersi addirittura nella giornata di Pasqua se non in tutti e due i giorni, bloccando la Provinciale ex 35 bis dei Giovi, principale arteria per accedere ai vari centri commerciali.
“Il mio sogno – ha sottolineato Susanna Camusso – è vedere in tutto il Paese i negozi chiusi il 25 aprile e il 1° maggio. Non c’è una sola nazione in tutta Europa e non solo, che abbia normative sul commercio così assurde come l’Italia e per questo la legge va cambiata subito, in sede parlamentare”-.
L’attacco del segretario generale della Cgil è stato soprattutto mirato al colosso inglese: “Bisogna ad ogni costo far ritornare l’Outlet un luogo di lavoro e di rispetto per la vita e per le famiglie dei dipendenti – ha detto – anche se con questa azienda non abbiamo mai dialogato e non certo per colpa nostra. L’Outlet va sfidato sul lavoro ma anche tema dello sviluppo del territorio. Non regge affatto il discorso che fanno questi signori, sostenendo che loro portano occupazione e sviluppo, quando vengono calpestati i diritti delle persone. Portano 2 mila e 500 posti di lavoro e tutti dovremmo essere grati e contenti? Certo che lo siamo, ma l’outlet è solo un “mordi e fuggi”. Proviamo invece a far fruttare questi posti di lavoro per tutti e non solo per McArthur Glen. Dicono che portano cultura? Intendiamoci allora: cultura non significa centro commerciale. L’Outlet è solo un’iniziativa commerciale che determina profitti e non è un’iniziativa culturale. Sia chiaro a tutti. Se anche non facciamo la spesa per due giorni, non muore nessuno, perché l’Outlet non rappresenta affatto un sistema di primaria essenzialità. Non è la Sanità”-.
Tutti concordi, nei loro interventi, i lavoratori nel chiedere a gran voce a tutti, precari e a contratto indeterminato: “di non perdere questo treno”.