A processo i presunti capi della “cricca” del Terzo valico, l’ingegner Giampiero De Michelis, ex direttore del lavori del Cociv, e quello che è stato definito dagli inquirenti il suo sodale, l’imprenditore calabrese Domenico Gallo, considerato vicino alle cosche della ‘ndrangheta.
Secondo quanto pubblicato da La Stampa e dal Secolo XIX, i due, insieme ad altre venti persone, sono stati rinviati a giudizio a Roma nell’ambito dell’inchiesta Amalgama che, insieme alle indagini della procura di Genova, a ottobre avevano visto finire in manette o indagati la maggior parte dei dirigenti del consorzio di imprese guidato dalla Salini-Impregilo e i titolari delle imprese sub appaltatrici. In totale, all’epoca, erano stati in 29 a finire nei guai. Nell’inchiesta romana anche i lavori del 6° Macrolotto dell’Autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria e della People Mover di Pisa. Associazione a delinquere, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e tentata estorsione i reati che vengono addebitati a vario titolo a De Michelis, Gallo e agli altri personaggi mandati a processo.
I due capi, secondo l’accusa, faceva in modo che le imprese sub appaltatrici, in cambio dei lavori ottenuti dal Cociv e di controlli compiacenti, a loro volta incaricassero ditte riferibili ai due o a persone a loro vicine, come la Oikodomos e la Breakout di Silvano d’Orba, per avere consulenze e forniture di materiali. De Michelis, tra l’altro, aveva piazzato la figlia Jennifer nel ruolo di responsabile della qualità e della sicurezza dei cantieri stradali della Grandi opere italiane di Conegliano Veneto, impresa sub appaltatrice dei lavori tra Arquata, Serravalle e Gavi, e di consulente della Oikodomos, che si occupava dei controlli guarda caso nei cantieri dell’impresa veneta. La ragazza era oltretutto fidanzata di Enrico Conventi, ispettore di cantiere del Terzo valico.
L’ingegner De Michelis, nonostante fosse direttore dei lavori dell’alta capacità tra Genova e Tortona, con un ruolo quindi di pubblico ufficiale, lasciava correre, secondo i magistrati, sulla qualità dei materiali. La Breakout aveva creato problemi con il calcestruzzo fornito ai cantieri, di pessima qualità, e Gallo e De Mcihelis aveva tentato in ogni modo di sbattere fuori dal sub appalto del cantiere di Libarna, a Serravalle Scrivia, la Allara di Casale Monferrato. Fu in quell’occasione che il titolare di quest’ultima, Giuseppe Balbo, fu intercettato al telefono mentre diceva che avrebbe chiesto aiuto, anziché ai carabinieri, a tal “Daniele”, un politico locale che si presume molto influente. Gallo e De Michelis, fino all’arresto domiciliati a Ovada, erano soliti fare la “bella vita” nei bar della città, dove ordinavano bottiglie di champagne da migliaia di euro. L’8 giugno il giudice deciderà la posizione di Giandomenico Monorchio (figlio dell’ex ragioniere generale dello Stato Andrea). I magistrati romani stanno ancora valutando le posizioni delle società coinvolte nelle indagini, a cominciare dal Cociv stesso, definito “una società corrotta” dai pm genovesi, nonché la Grandi Opere Italiane srl e la Ceprini costruzioni, al lavoro nel cantiere di Moriassi (Arquata).