Si comincerà a vendemmiare il Cortese tra il 15 e il 20 settembre, probabilmente con una differenza di qualche giorno tra le diverse zone, che quest’anno è maggiormente accentuata. La decisione è stata presa a seguito del secondo campionamento delle uve del Gavi Docg, avvenuto il primo settembre, per verificare le curve di maturazione dei grappoli e prevedere il periodo di raccolta. Si conferma quindi la tendenza già verificata la scorsa settimana: i dati analitici delle uve – zuccheri, acidità totale, ph – misurano una maturazione lenta.
“Dopo una primavera segnata dall’anticipo vegetativo e un germogliamento precoce della vite, le temperature piuttosto basse di maggio hanno rallentato lo sviluppo delle piante, riallineando le fasi fenologiche con la media storica del Cortese” – commenta Davide Ferrarese, agrotecnico del Consorzio Tutela del Gavi. – “Nonostante i mesi di giugno, luglio e agosto siano stati caratterizzati da una prolungata siccità̀, i vigneti in generale non stanno mostrando segni di stress e i grappoli appaiono belli, freschi e ancora turgidi. Al momento le condizioni sanitarie dell’uva sono molto buone, naturalmente sarà decisivo l’andamento meteo delle prossime 2 settimane e il monitoraggio della maturazione con l’ultimo campionamento previsto l’8 settembre, ma si preannuncia una ottima annata”
Il Consorzio Tutela del Gavi è quindi pronto per la vendemmia, la 28^ sotto il proprio governo, e a fare il punto di un anno molto positivo rispetto alle stime.
Secondo i dati del 2021, nei primi 8 mesi dell’anno, sono stati richiesti oltre 1.912.000 contrassegni di stato in più rispetto allo stesso periodo del 2020 segnando un + 22% e un più 16% rispetto al 2019.
“Se questo aumento dovesse essere confermato anche nei prossimi mesi ci porterebbe a raggiungere risultati da record – dice Maurizio Montobbio, Presidente del Consorzio Tutela del Gavi, che prosegue – “Nonostante le contrazioni del settore e il mercato altalenante, la denominazione del Gavi Docg si è comportata molto bene, trainata fortemente dalle vendite all’estero, che è e rimane lo sbocco principale del nostro vino, assorbendo l’85% delle bottiglie prodotte di Gavi Docg, soprattutto in Inghilterra, USA, Germania e Russia”
“Non dobbiamo quindi perdere di vista la domanda e dobbiamo proseguire con una offerta calibrata e strategie mirate, come fatto finora: siamo stati, infatti, in grado di sbloccare con tempismo le riserve vendemmiali – in due fasi, proprio per rispondere alla ripresa delle attività e dei consumi – ed è così che dobbiamo continuare”.
E ancora: “La denominazione del Gavi Docg si è appena vista approvare le modifiche al disciplinare, pubblicato in Gazzetta ufficiale il 23 agosto scorso. Tra le importanti novità introdotte la dicitura Gavi Docg del Comune di … che passa da raccomandazione a norma e che valorizza, attraverso la corretta dimensione del carattere della dicitura, l’identità degli 11 comuni che costituiscono la denominazione” . “Sempre rilevante in un’ottica di valorizzazione del territorio, anche l’individuazione, dopo una lunga ricerca storica, geologica e catastale, dei confini delle 7 frazioni presenti della zona di produzione del Gavi, che potranno essere riportate in etichetta come indicazione geografica aggiuntiva insieme al Comune. Per Gavi: Rovereto, Pratolungo, Monterotondo; per Bosio: Capanne di Marcarolo e Costa Santo Stefano; per Parodi Ligure: Cadepiaggio e Tramontana.” Identificare la provenienza con un così preciso dettaglio è sicuramente un valore aggiunto per la crescita della nostra denominazione” – conclude il Presidente Maurizio Montobbio.