Il deposito di smarino della ex cava Cementir di Voltaggio

Sarà presentata da Susy Matrisciano (M5s) in Parlamento un’interrogazione per la distruzione dell’area umida della ex cava Cementir, a Voltaggio. Nel febbraio del 2020 Legambiente Val Lemme aveva segnalato che con la creazione del deposito di smarino del Terzo valico l’habitat era stato cancellato nonostante al suo interno vivessero anfibi e rettili. L’area umida si trovava oltretutto nel sito di importanza comunitaria (Sic) “Capanne di Marcarolo”, quindi un’area istituita e tutelata dall’Unione europea. Secondo la normativa Ue, il danno all’ambiente deve essere compensato con interventi di carattere ambientale, che il Cociv, nonostante i richiami del Parco Capanne di Marcarolo (poi Aree protette Appennino Piemontese), gestore del sic, per anni non ha né presentato né eseguito. Ha invece portato avanti il conferimento dello smarino. Gli interventi in questione erano previsti anche dalla delibera della Regione che approvata il Piano cave del Terzo valico del 2013. Solo dopo la denuncia della distruzione dell’habitat, sei anni dopo, qualcosa si è mosso: il Cociv ha infatti presentato uno studio di fattibilità degli interventi di compensazione ambientali che, secondo l’interrogazione parlamentare, sono ritenuti dalle Aree protette “non ancora sufficienti e conformi a garantire la conservazione degli habitat e delle specie interferite”.

L’area umida della ex cava Cementir cancellata dallo smarino del Terzo valico

A oggi, dice la senatrice, “non risulta che Cociv abbia fornito valide motivazioni per non aver predisposto e attuato idonee misure di compensazione che avrebbero permesso di conseguire il risultato compensativo nel momento in cui si è verificata la prevista sottrazione degli habitat per i lavori del Terzo Valico”. Per questo, l’esponente dei 5 stelle chiederà al ministro della Transizione ecologica e al ministro delle Infrastrutture “se ritengano sia stata data attuazione in maniera adeguata all’articolo 6 della Direttiva Habitat e dei suoi principi fondanti circa le misure di compensazione” e “se esistano delle ragionevoli motivazioni per cui il Cociv abbia procrastinato per ben sei anni la predisposizione di una proposta di misure di compensazione, pur proseguendo i lavori secondo il cronoprogramma e arrivando alla prevista sottrazione degli habitat prioritari senza avere un bilancio ambientale neutro o positivo come richiesto dall’Ue”. Infine, se i ministri, in caso di violazione delle norme europee, “intendano sospendere il giudizio positivo di compatibilità ambientale del progetto dell’opera o multare il Consorzio per il mancato rispetto delle prescrizioni o del diritto Europeo”.