Per dire no alla caccia alle quindici specie finora tutelate dalla Regione scendono in campo anche e soprattutto gli scienziati, precisamente gli ornitologi riuniti nel Gruppo piemontese studi ornitologici (Gpso) e l’Associazione naturalistica piemontese (Anp), che raccolgono gli studiosi del settore in Piemonte. Come è noto, la giunta regionale di centrodestra sta proponendo di aprire la caccia a specie di uccelli e mammiferi selvatici “che i dati raccolti dai ricercatori piemontesi mostrano essere minacciate di estinzione o comunque presenti con popolazioni così ridotte da non giustificare un prelievo come quello ipotizzato”. La proposta è stata inserita del disegno di legge “omnibus” collegato alla legge finanziaria 2020 del Piemonte, una frase tra 58 articoli per modificare la normativa vigente sulla caccia, approvata nel giugno del 2018 dal centrosinistra ed evidentemente considerata troppo “punitiva” nei confronti dei cacciatori.

Un merlo (foto di Malene Thissen)

Così, il centrodestra ha deciso di incrementare le specie cacciabili inserendo sei specie di anatra (Fischione, Canapiglia, Mestolone, Codone, Marzaiola, Moriglione); cinque specie di uccelli acquatici (Folaga, Porciglione, Frullino, Pavoncella, Combattente); specie delle zone aperte come l’Allodola, il Merlo e specie caratteristiche ed esclusive delle alte montagne, cioè la Pernice bianca e la Lepre variabile. Gli esperti del GPSO e dell’ANP hanno fatto il loro mestiere, cioè “esaminato lo status delle specie di cui si propone l’apertura della caccia partendo dal livello europeo fino a scendere con maggiore dettaglio sulla situazione regionale piemontese”. Ecco il risultato: “Nessuna delle specie considerate presenta livelli di popolazione sufficientemente elevati, oppure semplicemente noti, da giustificare un prelievo venatorio. Due specie, Moriglione e Pavoncella, sono minacciate a livello globale e quattro, Pernice bianca, Codone, Folaga e Allodola sono specie la cui popolazione globale non è concentrata in Europa, ma hanno status di conservazione sfavorevole a livello europeo.

cacciatori

La maggior parte delle popolazioni che nidificano in Italia si trova in uno stato di conservazione definibile come “cattivo”, o al meglio “inadeguato”, secondo criteri di valutazione oggettivi. Paradossale è la scelta di includere specie come l’Allodola, che a livello europeo, nazionale e regionale mostra un tracollo delle popolazioni nidificanti, ma in Piemonte anche durante la migrazione, con diminuzioni del 50% rispetto all’anno 2000”. Per quanto riguarda le popolazioni svernanti in Italia, sostengono ancora gli studiosi delle due associazioni, “si osserva una forte diminuzione della Pavoncella e del Moriglione, con tendenze confermate anche dai dati dei censimenti IWC International Waterbird Census, effettuati con continuità in Piemonte dal Gpso fin dal 1979. Per la Lepre variabile, che come la Pernice bianca è minacciata dai cambiamenti climatici dell’area alpina, mancano per l’arco alpino piemontese indicazioni attendibili sulla sua attuale consistenza e tendenza della popolazione. Come sarebbe possibile determinare i “carnieri”, ossia le quantità di animali che è consentito abbattere?”. Ornitologi e naturalisti si dichiarano quindi “decisamente contrari alla modifica di legge così come proposta”.