La nomina di Roberto Moro nel ruolo di dirigente dei servizi finanziari ed economici del Comune di Novi Ligure è illegittima. Lo ha stabilito definitivamente il Consiglio di stato: respinto il ricorso in appello presentato dall’amministrazione comunale contro la sentenza del Tar che lo scorso anno aveva annullato la graduatoria stilata in base al concorso svoltosi nel 2013.
A rivolgersi al tribunale amministrativo regionale era stato Claudio Temperanza, dirigente del Comune di Sassuolo, classificatosi secondo alle spalle di Roberto Moro, già dipendente comunale, arrivato primo con 33,85 punti rispetto al 33,8 del ricorrente. Secondo quest’ultimo, tesi fatta propria sia dal Tar che dal Consiglio di stato, la commissione di concorso ha attribuito troppi punti a Moro rispetto a quanto previsto dalle regole del concorso stesso. I cosiddetti titoli di servizio del vincitore sono stati secondo i giudici, sopravvalutati: gli sono infatti stati assegnati ben 7,80, in violazione del limite di 3 punti stabilito dall’avviso pubblico del concorso. Proprio grazie a questa decisione della commissione, come aveva evidenziato il Tar, si era determinata l’alterazione dell’ordine in graduatoria: tra Temperanza e Moro, infatti, si era registrata un differenza finale di soli 0,05 punti.
Il Tar, oltre a condannare il Comune a pagare 3 mila euro di spese legali, aveva stabilito che il ricorrente aveva diritto a diventare primo nella graduatoria e quindi diventare lui dirigente dei servizi finanziari ma l’amministrazione comunale aveva deciso di difendere l’esito del concorso e la nomina di Moro rivolgendosi al Consiglio di Stato. L’esito è stato identico: i giudici romani hanno considerato corretta la decisione del Tar e, per giunta, condannato il Comune a pagare 4 mila euro di spese legali, da sommare ai 3 mila in primo grado. Respinta la tesi dei legali di Novi: il regolamento comunale prevedeva espressamente il limite massimo di 3 punti per i titoli di servizio, ma poi contemplava anche una deroga per l’ipotesi particolare di servizio prestato in categoria superiore. Deroga che, secondo i giudici, non era stata richiamata correttamente nell’avviso del concorso.