Quei temi andavano portati in Consiglio comunale, il sindaco non poteva decidere da solo e il prefetto doveva intervenire. Il ministero dell’Interno bacchetta sia il primo cittadino di Carrosio sia Romilda Tafuri, alla guida della prefettura di Alessandria, sulla vicenda che da mesi sta interessando la politica nel piccolo centro della Val Lemme. A novembre, il gruppo di minoranza Alternativa civica aveva proposto l’inserimento nell’ordine del giorno del Consiglio la discussione di alcuni argomenti, cinque per la precisione: il cambio dell’intitolazione della scuola, dedicata a Felice Costa, ex podestà fascista del paese; una modifica al progetto di manutenzione straordinaria e di riqualificazione energetica dell’edificio da 260 mila euro; una discussione sul futuro dell’ex bar centrale, proprietà comunale dal 2007, dove si intendono spendere circa 500 mila euro di fondi pubblici del Terzo valico; una proposta sull‘utilizzo dello stemma Comunale e una modifica allo statuto comunale. Il sindaco, nelle vesti di presidente del Consiglio comunale che convoca le sedute, aveva concesso in vista del Consiglio del 22 novembre, solo una discussione in sede di “comunicazioni del sindaco” quindi senza nessuna votazione da parte dell’assemblea.
Proposta respinta dalla minoranza, secondo la quale “non possono esserci limitazioni o veti alla trattazione di argomenti di interesse pubblico e collettivo”. L’opposizione, da allora, per protesta, si è astenuta dal partecipare alle sedute consiliari. In prima istanza si era quindi rivolta all’”arbitro”, cioè il prefetto, chiedendo un intervento, ma Romilda Tafuri si era espressa a favore della posizione di Cassano, nonostante la richiesta di inserimento dei temi nell’ordine del giorno fosse stata firmata da un quinto dei consiglieri: in base alla legge, il primo cittadino avrebbe dovuto convocare la seduta entro dieci giorni. In caso di diniego, avrebbe dovuto farlo il prefetto al suo posto ma ad Alessandria nessuno si è mosso. Così Piero Odino, Luigi Traverso e Gianni Traverso, componenti di Alternativa Civica, si sono rivolti al ministero dell’Interno. Il dicastero guidato da Marco Minniti, con i suoi tempi, pochi giorni fa ha scritto alla prefettura e quindi al Comune, dando ragione alla minoranza: al presidente del Consiglio (cioè il sindaco nel caso di Carrosio, ndr) spetta solo la verifica formale sul numero dei consiglieri firmatari della richiesta, “non potendo sindacare l’oggetto”. Spetta semmai al Consiglio l’ammissibilità delle questioni da trattare. Non solo: il ministero mette nero su bianco che il prefetto non poteva esimersi dal convocare d’autorità il Consiglio comunale e permettere quindi la discussione. Chissà perché non lo ha fatto. Ora si attende la convocazione del Consiglio: si prevedono toni piuttosto accesi.