I cittadini scendono in piazza per tutelare l’acqua e la salute dal Terzo valico (e non solo) mentre il Cociv, decapitato dagli arresti e commissariato, punta ad avviare lo scavo del tunnel principale sotto l’Appennino, in un tratto ricco di amianto.
Ieri mattina, al teatro Parvum di Alessandria, il movimento No Terzo valico insieme ai comitati di base e al comitato agricoltori della Valle Bormida, all’associazione Sezzadio Ambiente e al comitato Vivere Predosa, ha annunciato per il 27 maggio, alle 15, un grande corteo per le vie del capoluogo provinciale che unirà la battaglia per la tutela della falda acquifera di Sezzadio, messa a rischio dalla discarica di rifiuti della Riccoboni, con quella per le sorgenti di Borlasca, da cui ai alimentano gli acquedotti di Arquata Scrivia e la rete idrica del Novese, minacciate dal tunnel del Terzo valico. Due vicende collegate tra loro anche dai depositi dello smarino all’amianto dell’alta capacità, destinato a Sezzadio e in altre numerose ex cave del territorio.
“Insieme per acqua e salute”, questo il titolo della manifestazione di fine maggio, punta a fermare “opere con impatti devastanti – come ha spiegato Eugenio Spineto del movimento No Terzo valico – unendo le forze tra Val Bormida e Valle Scrivia. La discarica della Riccoboni e il Valico sono progetti che mettono a repentaglio la vita dei cittadini”.
“In Valle Bormida – ha ricordato Piergiorgio Camerin di Sezzadio Ambiente – lottiamo da cinque anni contro la Riccoboni e ci troviamo di fronte a istituzioni, guidate soprattutto dal Pd, che si sono rivelate lontane dalla popolazione sostenendo tale progetto e mettendo così a rischio l’acqua che bevono già 50 mila persone e che potrebbe essere utile in futuro a circa 200 mila cittadini. La politica in tutto questo tempo non ha voluto trovare una soluzione alternativa a Cascina Borio e alla falda ma noi non permetteremo che la discarica venga attivata. Lo stesso per lo smarino”. A Sezzadio potrebbero arrivare infatti 1,3 milioni di metri cubi di roccia da suddividere tra Cascina Borio e la cava di Opera pia. Il sempre più temuto smarino è già depositato, tra l’altro, ad Alessandria, a Clara e Buona, nella ex cava Cementir di Voltaggio, nei siti del Basso Pieve e a Novi Ligure e di Libarna, a Serravalle Scrivia.
Nel mirino degli organizzatori della manifestazione soprattutto il Pd e la presidente della Provincia, nonché sindaco di Alessandria, Rita Rossa. “La nostra – è stato detto ancora in conferenza stampa – è una battaglia di buon senso. Abbiamo scelto il capoluogo provinciale per la manifestazione poiché è il luogo per eccellenza della commistione politica del Pd, che lascia pendere sul territorio la spada di Damocle del Terzo valico in cambio dell’amianto”.
Intanto, il Cociv, dopo gli arresti dei suoi dirigenti e dei titolari delle imprese sub appaltatrici, ha ripubblicato sulla gazzetta ufficiale dell’Unione Europea il bando relativo al lotto Val Lemme, riferito allo scavo di un tratto del tunnel principale verso Genova, in una zona piena di amianto. L’assegnazione alla Grandi Lavori Fincosit era stata annullata dal consorzio stesso dopo l’interento di carabinieri e Guardia di Finanza. Oltre 263 milioni di euro il valore, il tutto per un’opera che neppure per il commissario di governo del Terzo valico, Iolanda Romano, risulta così fondamentale. Il Cociv annuncia “nei prossimi mesi alla pubblicazione dei bandi sospesi per un valore complessivo di quasi 2,2 miliardi di euro. Con il riavvio delle gare confermiamo l’impegno a contribuire a mantenere l’alto livello occupazionale a beneficio dei lavoratori e delle società direttamente ed indirettamente coinvolte nell’opera”.
Continuando, si presume, a svolgere i campionamenti sull’amianto con il metodo sbagliato previsto dalla legge del 2012, con margini di errore fino al 90%, secondo il ministero dell’Ambiente.