Il clima pazzo ha sconvolto le fioriture e ridotto alla fame almeno 50 miliardi di api lungo il territorio nazionale con gli apicoltori costretti ad alimentarle negli alveari con sciroppi a base di zucchero per farle sopravvivere. L’inverno bollente e la primavera segnata da ripetute gelate hanno creato gravi problemi agli alveari con le api che non hanno avuto la possibilità di raccogliere il nettare, a causa delle basse temperature che hanno danneggiato i fiori. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti in occasione della giornata mondiale delle api istituita dall’Onu, che si festeggia il 20 maggio a livello planetario.
“Le difficoltà delle api sono un pericolo grave per la biodiversità considerato che questi insetti contribuiscono all’impollinazione – affermano il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. Con una produzione in calo, il rischio è ora che venga incrementato ulteriormente l’arrivo massiccio di miele dall’estero che, spesso, di miele ha ben poco. A far, infatti, concorrenza al nostro miele non è solo la Cina, ma anche l’Est Europa da cui ne proviene una gran quantità a basso costo e che non rispetta i nostri standard qualitativi. Per questo ai consumatori ricordiamo di leggere con attenzione l’etichetta, poiché l’indicazione d’origine è obbligatoria per il miele, e di privilegiare gli acquisti presso i punti di vendita diretta in azienda o nei mercati Campagna Amica”.
In particolare, a farne le spese è il miele d’Acacia, ma sono gelate anche le piante di ciliegio in piena fioritura, il tarassaco, il tiglio ed il castagno in fase di germogliamento.
In media una singola ape visita in genere circa 7.000 fiori al giorno e ci vogliono quattro milioni di esplorazioni floreali per produrre un chilogrammo di miele. Un ruolo fondamentale considerato che dall’impollinazione dalle api dipendono, in una certa misura, ben 3 colture alimentari su 4, come mele, le pere, le fragole, le ciliegie, i cocomeri e i meloni secondo la Fao, ma l’impollinazione operata dalle api è fondamentale anche per la conservazione del patrimonio vegetale spontaneo.