Sono quindici le tratte ferroviarie attualmente sospese in Piemonte. Sul territorio alessandrino, in particolare, la Ovada-Alessandria, la Alessandria-Castagnole Lanze e la Novi-Tortona, quest’ultima dal 2017 per via dei lavori del Terzo valico. Il Coordinamento per la Mobilità Integrata e Sostenibile (Comis), che riunisce le associazioni dei pendolari piemontesi, ha proposto alla Regione la riattivazione di queste linee, “mediante un progetto da realizzare nell’arco di una decina di anni, iniziando da quelle che richiedono pochi interventi”. È uno dei punti cardine del documento che contiene una serie di richieste, innanzitutto, come condizione preliminare, “il ripristino del servizio almeno a livello pre-covid, vista la ripresa delle attività lavorative e scolastiche ed in previsione dei flussi turistici estivi”. Fra gli altri punti cardine del progetto, l’eliminazione della sovrapposizione ferro/gomma, privilegiando il treno dove c’è la ferrovia e l’intermodalità tra i vari mezzi di trasporto con le stazioni adibite a luogo di interscambio. Inoltre, la garanzia di accessibilità alle stazioni, ai marciapiedi ed ai treni per le persone con ridotta mobilità e l’integrazione tariffaria regionale, con offerta di biglietti giornalieri, per più giorni e settimanali, con la creazione di sistemi di incentivazione fiscale all’uso dei mezzi pubblici (detrazioni, convenzioni, ecc.). Infine, il potenziamento dei collegamenti interregionali e verso le direttrici adriatica e tirrenica fino alle regioni del sud.

Ciò che contestiamo alle istituzioni regionali – spiegano dal Comis – è proprio la mancanza di progettualità che frena lo sviluppo dei trasporti pubblici, continua a posticipare nel tempo la trattazione dell’annoso tema della qualità dell’aria rischiando così di provocare nuovi malati e morti premature oltre ad altre sanzioni per lo sforamento dei limiti d’inquinamento concretizzando inoltre l’aggiramento degli obblighi e degli obiettivi imposti dall’Europa per il 2030 ed il 2050. Siamo certi che nulla di tutto ciò sia più rinviabile ma l’amministrazione regionale pare essere disinteressata a questi argomenti che invece, come detto, coinvolgono la salute e la vita dei cittadini”. Secondo i rappresentanti dei pendolari, “gli stessi amministratori hanno dimostrato poca lungimiranza nella redazione degli elaborati inseriti nel Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza finalizzati all’ottenimento dei fondi come da linee guida dettate dall’Europa. Invece, avrebbero dovuto impegnarsi profondamente nel redigere progetti che potessero configurare i canoni richiesti al fine di concretizzare quella transizione ecologica inserita come cardine a tutti i livelli. Abbiamo più volte espresso le nostre idee e le nostre osservazioni richiedendo ripetutamente di essere ascoltati ma senza ottenere risposta. Ribadiamo quindi la nostra disponibilità a collaborare alla stesura del contratto per il Servizio Ferroviario Regionale su modello già sperimentato in altre regioni, come la Toscana e la Sicilia, dove associazioni e comitati sono stati coinvolti offrendo il loro contributo a proposte e soluzioni”.