Il Cai e altre 5 associazioni: stop alle torri eoliche sui crinali dell’Appennino.

Firmatari di un documento, parlano di una “concezione distorta di transizione ecologica” a proposito degli impianti previsti a Isola del Cantone, a Mignanego e sul monte Giarolo fino a Santa Margherita di Staffora.

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Il monte Ebro

Stop all’eolico sui crinali dell’Appennino: l’impatto ambientale è troppo pesante. Lo sostengono le sezioni del Club alpino italiano (Cai) di Novi Ligure, Tortona, Voghera e la commissione TAM del Cai di Tortona, riunite nel Forum Sentieri Vivi 4P, insieme a Pro natura, Comitato 4p, Gruppo Micologico Vogherese, associazione “Il cammino dei ribelli” e Pro loco di Caldirola. Le associazioni hanno firmato un documento, intitolato “Una concezione distorta di transizione ecologica ed energetica: i grandi impianti eolici e l’appennino nord-occidentale”, nel quale sostengono, in sintesi, che la transizione energetica è senz’altro necessaria ma i tre progetti eolici previsti tra Alessandria, Genova e Pavia vanno fermati. Uno è il progetto di Costa Popein, a Isola del Cantone (Genova), al confine con Voltaggio, composto da 4 aerogeneratori da 4,20 di potenza MW l’uno, già autorizzato dalla Città metropolitana di Genova e oggetto di ricorsi tutti respinti da parte dei cittadini. Secondo il documento, l’autorizzazione alla strada che da Voltaggio porterà i componenti delle torri sul crinale sarebbe stato ottenuto con una “poco approfondita autorizzazione paesaggistica semplificata”. L’altro progetto riguarda le torri eoliche previste sul monte Poggio, a Mignanego (Genova): 5 aerogeneratori da 3,22 MW l’uno. Era già stato bocciato dal Piemonte quando era stato previsto a Fraconalto per far rispettare le norme sulla tutela della rotta migratoria tra il Mar Ligure e il Nord Italia ma ora è stato spostato di poche decine di metri in Liguria. La giunta regionale ligure lo ha autorizzato dal punto di vista ambientale, senza far riferimento alle norme a tutela dei volatili. Poi c’è il maxi progetto del monte Giarolo, composto da 20 torri per una potenza totale di 124 MW, distribuite tra i Comuni di Albera Ligure Cabella Ligure, Fabbrica Curone e Santa Margherita di Staffora, quest’ultimo in provincia di Pavia). “È stato presentato a gennaio – ricordano i firmatari – presso il ministero dell’Ambiente ma solo ad agosto e solo fortuitamente le amministrazioni comunali interessate ne sono venute a conoscenza”. Tre progetti che presentano, secondo il documento, forzature normative: “Le critiche riguardano gli impatti ambientali, la scarsa trasparenza delle procedure e le forzature grazie ai diversi regimi normativi e all’assenza di uniformità di giudizio tra regioni. La transizione energetica deve fondarsi sulla riduzione dell’utilizzo delle risorse naturali”, come i crinali appenninici. Per questo, gli impianti vanno realizzati in aree già artificializzate come, per esempio, più piccole, i viadotti autostradali, ovviamente con torri di dimensioni più piccole. “Vanno impiegate le tecnologie più aggiornate tra quelle esistenti – scrivono le associazioni -, prima di dare il via in modo acritico a una sregolata proliferazione sui territori più fragili di opere di enorme impatto ambientale, che finiscono per favorire l’interesse di pochi a danno delle comunità locali e di tutti i cittadini”.